Non ho mai visto Pioli mostrare i muscoli. Confesso di averlo addirittura criticato per questo suo esser votato alla misura, al realismo, alla modestia che tutti sanno essere virtù ma anche difetto. Nella fiera del calcio, popolata di spaccamontagne e furbacchioni, alla lunga è solo un difetto. Dir questo a un allenatore è come dare del generoso a un attaccante. Eppure, è proprio Pioli, il parmigiano elegante come spesso i suoi conterranei, il disturbatore del campionato improvvisamente apparso nel silenzio di San Siro, rotto solo da ordini gridati, imprecazioni e insulti. Per molti – quelli che a Napoli ho imparato a chiamare Sapientoni – è solo un errore imprevisto che va consolidandosi ai danni dell’Inter lanciata al tricolore da un pronostico plebiscitario. Compreso il mio. Che tuttavia ho creduto in Pioli dal giorno in cui il Milan si è liberato dello sfasciacarrozze Giampaolo semplicemente perchè l’ho visto lavorare. Fateci caso, in questi giorni infami siamo sempre più infastiditi dai vagabondi e cialtroni che incontriamo anche nelle alte sfere e ammirati di quanto faticoso impegno siano autori i tanti e spesso dimenticati operatori della salute. Lavoratori. Solo una volta mi è capitato di elogiare un tecnico definendolo “Cavaliere del Lavoro”: attribuii la massima onorificenza nazionale a Fabio Capello quando vinse lo scudetto con la Roma ignorando l’intero mondo che gli stava intorno perchè pensava solo a rendere invincibile quel bel gruppo di giocatori che gli era stato affidato. Ecco perchè avrebbe un senso un trionfo di Pioli colto nel silenzio. E tuttavia non posso ignorare che su quel fronte si è presentato un altro disturbatore di poche parole e di rare espressioni, talchè puoi cogliere appena un suo sorriso quando vince soddisfatto, perchè Andrea Pirlo – di lui dico – è capace anche di vincere scontento. Pericoloso. Mi ricorda Giovanni Trapattoni il supervincitore. Per questo mi sento di raccomandare – dopo l’ultimo sfogo che poteva risparmiarsi – un bel silenzio a Gattuso, messo alla gogna per le troppe parole spese a Verona dopo la sconfitta. “Ringhio” era il calciatore, un altro personaggio, un’altra storia. Si è fidato dei complimenti degli amici veri e dei Sapientoni che dicevano “quanta umanità nelle sue parole”, “ah, che sincero uomo del Sud”. Poi gli hanno girato la schiena. Non so se servirà a qualcosa – ora che ha vinto, e bene, sostenuto dai giocatori – tacere in attesa che parli De Laurentiis. Dicono che farà la fine di Ancelotti, abbandonato dai “ragazzi”. Dicono che Aurelio voglia riportare a Napoli Benitez e i Sapientoni sottolineano che fu lui a portare a Napoli Higuain, Albiol, Callejon, Mertens, Koulibaly e chissà chi altro. Vero. E infatti ho sempre detto che Benitez fu un ottimo direttore sportivo a trovare tutto quel bendidio; peccato che l’allenatore Benitez non sia riuscito, con tutti quei campioni, a vincere uno scudetto.
PIOLI E PIRLO, I DUE “DISTURBATORI” DEL CAMPIONATO
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