Un confronto sulle strategie di sviluppo e attenzione ai territori. Questo quello che chiedono gli artigiani siciliani di Confartigianato guidati nell’Isola da Giuseppe Pezzati. Ospite di un forum organizzato dall’Agenzia di stampa Italpress, Pezzati ha chiesto all’esecutivo regionale di “essere piu’ attento al tessuto produttivo, concentrandosi sulle strategie progettuali. Chiediamo di essere ascoltati e di avere la disponibilità ad un tavolo di confronto”. Perchè se gli artigiani sono “da tutelare come patrimonio Unesco”, dice con una battuta, è anche vero che il loro stato di salute non è tra i migliori: gli artigiani in Sicilia “sono come un malato con il raffreddore”, ha spiegato ancora Pezzati, “ma che potrebbe trasformarsi in polmonite. Allora dico è importante che si prevenga il complicarsi della salute”.
Accesso al credito e necessità di un governo capace di ascoltare le esigenze delle piccole imprese: sono le prime due richieste. Proprio su questo tema Pezzati cita il progetto di fusione tra Crias e Irac, i due enti che si occupano di erogare credito alle imprese artigiane ed alle cooperative. “Per noi artigiani è stata una doccia fredda”, ha spiegato. Il rischio è quello di fondere due istituti che lavorano in maniera diversa.
“Per Crias si parla di intervento diretto con fondi di rotazione degli artigiani che vengono distribuiti agli artigiani, in maniera diversa invece funziona Ircac”. Ma soprattutto si tratta anche di un processo che sta vivendo diverse lungaggini e tentennamenti.
“Certo che le ultime notizie circa la contrapposizione tra i due assessori ci hanno preoccupato”, spiega ancora Pezzati “auspichiamo che in fretta venga risolto il problema e non venga snaturato il tipo di fondo”.
Da parte dell’associazione, invece, si cerca di indirizzare il cambiamento, che sta interessando la categoria produttiva con l’avvento delle nuove tecnologia e la trasformazione degli artigiani in “makers”. Obiettivo di Pezzati è quello di avere un artigiano “con un taglio culturale più contemporaneo”. Da qui i corsi di formazione organizzati dall’associazione, come quello per gestori di strutture ricettive come i bed and breakfast (“400 domande per una classe di 20 posti, ne organizzeremo altri”), ma anche la necessità di fare rete tra categorie diverse e tra istituzioni.
“Perchè l’edilizia dovrebbe essere staccata dal turismo e perché staccata anche dal trasporto? – chiede e si chiede – Serve una filiera di imprese che abbia un unico obiettivo: quello di tenere questi anelli ben saldi. Ecco che noi abbiamo inserito nella nostra filiera dei mestieri anche la cultura. Perchè non è vero che non ripaga, anzi ripaga sempre. La prima base è quella di creare un nucleo di nuovi imprenditori formati”.
L’esempio viene dal turismo esperienziale: “è uno dei progetti che porteremo avanti nei prossimi mesi: creare attrazione nelle nostre città con percorsi studiati che non riguardino solo le bellezze naturali ma che porteranno il turista all’interno della bottega dell’imprenditore. In maniera che questo possa valorizzare la parte storica dell’azienda che ha elaborato un pensiero e poi lo abbia trasformato in un oggetto legandolo ad un luogo”.