“In tutti gli scenari con 62 anni di vecchiaia e 38 di anzianità contributiva viene fuori una crescita della spesa nel tempo. L’idea di una dotazione piatta e costante a sette miliardi l’anno non è minimamente supportata da alcuna delle simulazioni che ci hanno chiesto. Ma quando ho sollevato il problema, ho avuto solo aggressioni verbali e tentativi di screditarmi. A questo punto non vorrei si arrivasse a soluzioni incompatibili con le risorse accantonate. Noi all’Inps per primi ci troveremmo in una posizione difficile”. Così, in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente dell’Inps Tito Boeri, che aggiunge: “So che il governo è al lavoro per risolvere il problema, ma il testo della norma contiene due termini pericolosi. Si parla di limiti di spesa e monitoraggio. Fa pensare a un meccanismo come quello delle salvaguardie, in cui noi monitoriamo la spesa e quando si arriva al limite delle risorse possono accedere alle pensioni solo coloro il cui diritto viene certificato da noi. Ma in passato lo si è fatto solo per deroghe limitate e a fronte di leggi che ponevano soglie sulle platee di beneficiari. Sottoporre alla logica del rubinetto dei requisiti previdenziali che danno luogo a diritti soggettivi alla pensione è qualcosa di mai visto”.
Quanto a penalizzazioni fino al 35% per chi lascia prima, Boeri dice: “Non sono penalizzazioni, ma correzioni attuariali sulla parte contributiva delle pensioni”. Sugli “scontri” con il governo, taglia corto: “Se il presidente del Consiglio mi convocasse e mi dicesse che non c’è più fiducia in me, non aspetterei un minuto di più. Lascerei. Ma non posso farlo per un tweet. E trovo pericolosa per la nostra democrazia la delegittimazione sistematica di organi in dipendenti, autorità di controllo, regolatori o pareri tecnici”.