“Vogliamo discutere delle crisi aperte. C’erano 160 tavoli di crisi aperte già prima del Covid, adesso non siamo in grado di quantificarle. Abbiamo chiesto di essere ricevuti”. Lo ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress.
Per Palombella il blocco dei licenziamenti ha rappresentato “un’occasione importante” per “evitare un disastro da un punto di vista sociale”. Il segretario generale della Uilm si è detto “convintissimo” che sia stato “un intervento necessario, come la proroga della cassa integrazione e l’estensione a categorie che non ne avevano diritto. È servito – ha spiegato – ad arginare una fase che poteva essere molto più drammatica di come è stata”. Tuttavia da solo non basta, e continuare a spostarlo in avanti “vuol dire che il problema diventa più complicato”.
Palombella ha riferito che è stata indirizzata una lettera ai ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro perché “vogliamo discutere delle crisi aperte”. “Abbiamo chiesto – ha spiegato – di essere ricevuti. Non vogliamo aspettare perché una proroga senza nessun intervento significa caricare sempre di più questo fenomeno dirompente”.
Lo smart working, secondo il segretario generale Uilm, rappresenta “un tema che doveva essere affrontato per tempo e che non siamo riusciti ad affrontare per ragioni diverse. Non c’è una legislatura di riferimento”, ha aggiunto spiegando che lo smart working “crea prospettive ma può creare anche controindicazioni. Se gestito male può creare esuberi, delocalizzazioni”.
Sulla somministrazione dei vaccini nelle imprese “sono favorevole – ha detto -, le aziende sono un luogo sociale, di aggregazione. Dove ci sono le aziende si nota un territorio completamente diverso perché è un luogo della solidarietà. Noi, durante il primo periodo della pandemia – ha proseguito -, abbiamo lottato per dire che le fabbriche non sono un luogo di infezione ma sono un luogo sicuro. Siamo riusciti a fare protocolli che sono stati poi utilizzati anche per altre realtà”.
Per Palombella “i lavoratori devono essere considerati deputati a essere vaccinati, perché continuano a essere quelli che vanno a lavorare”. Inoltre “ogni realtà produttiva ha una sua organizzazione in grado di poter ospitare anche i cittadini” e le aziende “hanno dato immediatamente la disponibilità”.
“Le risorse sono tante ma se non vengono programmate e spese bene perdiamo una grande opportunità”, ha poi sottolineato parlando del Recovery Fund. “Siamo stati sentiti dal’ex ministro Patuanelli – ha raccontato – e abbiamo presentato i nostri progetti”. Per il segretario generale Uilm “sicuramente l’approccio di Draghi è stato quello di tenere in considerazione ciò che le organizzazioni sindacali hanno più volte denunciato. Ci auguriamo – ha affermato – che sul Recovery Fund ci sia un’attenzione da parte del governo in carica”.
Spazio poi ad alcune riflessioni sull’ex Ilva e sullo stabilimento di Termini Imerese. “Nel mondo si producono due miliardi di tonnellate di acciaio, più del 50% – ha spiegato – viene prodotto da ciclo integrale, con la stessa tecnica con cui viene prodotto a Taranto. La Germania e i paesi europei producono il 70% da ciclo integrale e il resto da forni elettrici. Se questi due miliardi di tonnellate vengono realizzati vuol dire che ci sono le tecniche per poter produrre”. Palombella, dopo aver sottolineato che non bisogna mettere in contrapposizione lavoro e vita, ha ripercorso le ultime fasi della vicenda. “Il sindaco di Taranto – ha ricordato – si è rivolto al Consiglio di Stato per poter chiudere l’area a caldo. Il Tar di Lecce gli ha dato ragione. Chiudere l’area a caldo significa chiudere lo stabilimento. ArcelorMittal e i commissari – ha continuato – si sono rivolti al Consiglio di Stato che ha sospeso la fermata e il 13 maggio ci sarà il giudizio di merito”.
“Quando si arriva al Consiglio di Stato vuol dire che tutte le parti hanno fallito, forse anche un pezzo di sindacato”, ha detto ancora Palombella.
Per lo stabilimento di Termini Imerese, invece, è “una storia che dura da dieci anni”. “I lavoratori – ha evidenziato – si sarebbero sicuramente stancati, invece hanno continuato a lottare dal primo giorno. Non l’hanno fatto per avere un reddito o un sussidio ma con la determinazione di avere un presidio di lavoro, una fabbrica”. “Noi riteniamo – ha aggiunto – che ci siano le condizioni anche di una diversificazione produttiva ma deve essere credibile, deve riguardare tutti i lavoratori e ci aspettiamo che il nuovo ministro prenda effettivamente in mano il dossier e dia il suo indirizzo”. Per Palombella “bisogna venirne fuori con un’indicazione chiara e precisa. Per noi la difesa occupazionale, la difesa di quella comunità diventa imperativo. Non possiamo sbagliare perché adesso la situazione è di non ritorno”.
(ITALPRESS).
Palombella (Uilm) “Affrontare le crisi industriali”
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