E finalmente il Napoli festeggia al Maradona il suo terzo scudetto con una vittoria. Mancava all’azzurro popolo cantante (da “O’sole mio” a “Un giorno all’improvviso” e così fino a mezzanotte) dal 15 marzo, 3-0 all’Eintracht nella Champions perduta. La superfesta la pretendeva e l’ha firmata Osimhen, il goleador notaio che ha convalidato con un rigore il pareggio-scudetto ottenuto a Udine. Non ha avuto dubbi, Spalletti: Osi si era fatto parare il primo, gli ha lasciato la firma segnalando ai napoletani che nello stadio dedicato all’indimenticabile Pibe de Oro è nata una stella degna di Diego, 23 gol di abilità e potenza. Con almeno due alternative: Kvaratskhelia, per i puristi che s’inebriano ai movimenti di danza, ai dribbling puliti, agli scatti brucianti, per i curiosi una forte somiglianza con Bruno Mora (ma lo so solo io) e Edinson Cavani, campione assoluto di stile nel Napoli Aureliano; e Di Lorenzo, un italiano vero, un capitano di giostra e di fatica con quel tanto di eleganza che aggiorna l’immagine del difensore nostrano duro e impietoso.
Bene, è andata. Adesso ci giochiamo il mini campionato di Champions e il Giallo della Salvezza raramente così tecnicamente valido, povera Samp a parte.
Pensavo alla Champions mentre l’elegante e squisita Fiorentina – poi bella e audace in campo – faceva ala all’ingresso dei Campioni d’Italia. Un recupero di antiche buone maniere che sarebbe stato perfetto se – come usava un tempo – avessimo visto il presidente Commisso seduto accanto a De Laurentiis. Bello il gesto della Viola ma son sicuro che la classifica del giorno ha offerto al Napoli la soddisfazione più grande: avere alle spalle la Juventus, l’Odiamata avversaria che ha stuzzicato, eccitato, scatenato gli azzurri per almeno un decennio da inesausti sfidanti. Esser davanti alla Juve vale per i tifosi napoletani più di dieci vittorie sull’Inter e il Milan. E la scombinata quanto infaticabile Signora di Max Allegri farà di tutto per restare lì, offerta all’amore dei suoi milioni di fedeli e curiosa di sapere quale pena potrà infliggerle la strana giustizia di questo calcio minacciato da un potere balbettante e infelice. Per carità, gli errori si pagano, ma se riuscirà a finire secondo, Allegri avrà il diritto di applaudire la sua squadra sopravvissuta all’afflittiva punizione. I dirigenti sbagliano, i calciatori giocano. Fabio Capello, firmando la prefazione al mio libro dedicato ai cent’anni della Juve/Agnelli, ha scritto:”Con i miei, gli scudetti bianconeri sono 38″.
OSIMHEN FIRMA LA SUPERFESTA DEL NAPOLI
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