Dopo aver analizzato approfonditamente le ragioni della grave sconfitta registrata il 4 marzo scorso, il presidente della Giunta regionale della Calabria, Mario Oliverio, intervenuto all’Assemblea regionale del Pd, ha rimarcato il fatto che lo “tsunami” che si è abbattuto sul Pd alle ultime elezioni è il frutto di diversi fattori internazionali, nazionali e regionali. “E meschino – ha detto Oliverio – ridurre la devastante sconfitta ad un problema solo calabrese solo per operazioni e calcoli meramente interni. Certo che in Calabria ci sono stati problemi ed io sono il primo ad assumermene le responsabilità. C’è bisogno di etica anche nella lettura dei fatti analizzando le ragioni della sconfitta con responsabilità, guardandosi dentro fino in fondo e leggendo con oggettività e onestà quanto e accaduto”.
“C’è stato e continua ad esserci nel Paese -ha proseguito- un grave problema economico e sociale, esistono forti diseguaglianze sociali, egoismi, disoccupazione. La fascia della povertà si è allargata. Tutto ciò ha generato paura del futuro e insicurezza. Di fronte a problemi enormi come questi, non possiamo andare avanti con polemiche speciose che non portano da nessuna parte. Non offre un contributo serio e onesto chi continua a porre in questi termini l’analisi della realtà”.
Oliverio, dopo aver auspicato che il Pd dedichi all’interno del suo congresso regionale un momento di riflessione sull’attuale esperienza di governo alla Regione, ha ricordato di aver messo in campo in questi anni una seria programmazione che si sta dispiegando, di aver avviato un’opera di riordino e di riforma del sistema di potere consolidatosi nel corso di un lungo periodo di tempo, di aver liquidato molte fondazioni ed enti inutili che hanno prodotto solo guasti, sprechi, malaffare e distorsione nella utilizzazione delle risorse pubbliche.
“Abbiamo – ha aggiunto Oliverio – avviato una profonda opera di bonifica della macchina regionale, abbiamo chiuso gli sportelli degli sprechi e della clientela e non ci siamo sostituiti, nel perpetrare metodi e azioni, a chi ci ha preceduto. Abbiamo approvato strumenti importanti come il Piano dei Trasporti, il Piano dei rifiuti, la ZES. Abbiamo messo in campo strumenti e investimenti attesi e promessi da anni e li abbiamo predisposti a costo zero, senza ricorrere a consulenze milionarie da affidare agli amici e ai clienti. Abbiamo assunto la linea dell’automatismo, dello sportello a domanda, eliminando qualsiasi intermediazione. E’ un processo in atto, a cui stiamo dedicando energie e fatica. Nessuno può pensare di essere in presenza di un Re Mida che tutto ciò che tocca diventa oro. Sono processi che hanno bisogno dei tempi giusti per dipanarsi e noi questo processo lo stiamo portando avanti. Siamo partiti con i piedi nel fango, tra le macerie e, piano piano, ne stiamo venendo fuori. Certamente ci sono ancora problemi enormi da affrontare”.
“Su tutti quello della Sanità, che rappresenta un capitolo doloroso perché noi, che abbiamo avuto una funzione di governo nazionale, non possiamo non assumerci le nostre responsabilità. Siamo in presenza di un Commissariamento che permane nell’unica regione d’Italia. Bisogna capire perché ciò avviene. Forse c’è un peccato originale che, forse, sta tutto in quelle primarie che mi hanno portato alla guida della Regione. Può darsi che ci sia anche questa componente nella permanenza del Commissario nel sistema sanitario calabrese. Il sospetto ce l’ho, ma non ne ho la certezza. C’è però, un dato di fatto che permane, che il Commissario nominato dal governo e che ci portiamo dietro dal 2010, ha prodotto in Calabria una situazione gravissima. Le interlocuzioni e le denunce non sono servite a nulla. Nonostante ciò ripropongo anche qui questa situazione che rappresenta una vera e propria vergogna per la nostra regione”, ha detto Oliverio.
“Il Pd – ha sottolineato Oliverio – ha bisogno di fare una riflessione a 360 gradi, senza strumentalismi e demagogia. Dobbiamo guardare in faccia i problemi, vedere quali sono i limiti e le insufficienze e dobbiamo affrontarli, ma soprattutto abbiamo bisogno di recuperare una soggettività politica. Non c’è progetto di cambiamento che non sia e non debba essere sostenuto da una soggettività politica nei territori. Dobbiamo fare rivivere i nostri circoli, molti dei quali, quando esistono e quando funzionano, sono diventati dei veri e propri simulacri. Dobbiamo rivitalizzarli, dedicandoci meno alle iniziative di corrente e più alla discussione vera, profonda sui problemi che abbiamo davanti. Dobbiamo guardare di più alla rete delle organizzazioni sociali. L’intermediazione ed i soggetti dell’intermediazione devono essere spinti a partecipare alle nostre discussioni e, per questo, devono essere adeguatamente considerati”.
“Ritengo, infine, che è necessario riconquistare una forte etica della militanza, ma anche un recupero dell’appartenenza. Se si appartiene ad un campo occorre avere l’orgoglio di appartenere a quel campo. Non si può essere indifferentemente, anche nella iniziativa politica, da una parte e dall’altra. E non è nemmeno possibile che ad alimentare la confusione ci possa essere una componente che, andando oltre ogni limite tollerabile, supplisce a ciò che non fanno le forze di opposizione in Consiglio regionale. Siccome il sottoscritto, sostenuto dal Pd, che è e rimane il mio partito, si è presentato agli elettori calabresi dopo aver vinto le primarie, ritengo sia giusto che nella maggioranza ci stia chi assume una dimensione etica e rispetta le regole. Una maggioranza indistinta, nella quale ognuno si può alzare e gettare fango su di essa e su chi la rappresenta, non va bene”.
“Fa più male – ha concluso il presidente della Regione Calabria – il fango lanciato da chi ti è amico che dai tuoi avversari. Quella dell’appartenenza è una bussola a cui nessuno può e deve abdicare, perché se questo accade c’è il ‘rompete le righe’ e quando ciò si verifica non c’è prospettiva per nessuno. Io continuerò a stare in campo perché i cittadini calabresi mi hanno dato questa responsabilità che eserciterò fino in fondo, in piena autonomia e libertà e nel rispetto, naturalmente, delle istituzione che rappresento e del mio partito, che è e rimane il Partito Democratico”.