NUOVO CANCER CENTER AL “GEMELLI”

La persona sempre al centro: partendo da questo assunto e dal suo passato, il Policlinico universitario Agostino Gemelli, si proietta verso il futuro con nuovi progetti. Primo fra tutti il Comprehensive Cancer Center, presentato questa mattina. E’ la nuova realtà di ricerca e cura per i malati di tumore che ha l’obiettivo di offrire un’assistenza sempre più personalizzata ed efficace durante tutto il percorso: dalla diagnosi alla riabilitazione. L’appuntamento odierno – a cui hanno partecipato anche il presidente della Fondazione Agostino Gemelli, Giovanni Raimondi, il direttore generale, Marco Elefanti, oltre al preside della facoltà Medicina e Chirurgia, Rocco Bellantone, e al direttore scientifico, Giovanni Scambia – è iniziato con la presentazione del bilancio di missione 2018 del Gemelli. Ottanta pagine che spiegano come, dal 2015 al 2018, il Policlinico sia riuscito a diventare istituto di ricerca scientifica, illustrando i numeri di ricoveri, interventi e accessi al pronto soccorso.
Un passato che guarda al futuro grazie ai futuri investimenti già in essere: il nuovo hub del policlinico a San Basilio, che aprirà le porte al pubblico entro il 2019; il nuovo edificio, con posa della prima pietra nel 2020, che occuperà un’area di 30mila mq; il nuovo hub ambulatoriale nella residenza Sanitaria di Ospitalità protetta nel campus Gemelli, che interesserà un’area di 2500 mq. “La presentazione del Bilancio di Missione è uno degli appuntamenti topici della fondazione e quest’anno ancora più rilevante perché si avvia il Comprehensive Cancer center – ha detto Raimondi -. Il primo scopo di questo bilancio non è fare l’elenco delle cose fatte, ma ricordarci il senso e lo spirito del nostro lavoro, l’assoluta dignità del lavoro che è la condizione per progettare bene il nostro futuro. Cerchiamo di fare bene il nostro lavoro perché è il lascito principale della nostra storia. Fra le molte fatiche questo senso del lavoro è la risposta più grande che dobbiamo tenere viva. Ringrazio tutti i collaboratori di questo ospedale”.
Bilancio che è stato illustrato dal dg Elefanti: “Il Gemelli si colloca con una serie di vincoli sulle risorse che sono un elemento decisivo nella nostra azione quotidiana, perseguiamo la nostra funzione valorizzando le strutture e gli asset e erogano volumi di prestazione significativi: 1526 posti letto e dimettiamo circa 95mila pazienti, 82mila accesso al pronto soccorso. La nostra missione – ha aggiunto – è al servizio del sistema sanitario nazionale e regionale. Il nostro peso, visti i numeri, ci mette al centro del sistema sanitario regionale”. Passando ad elencare alcuni numeri del 2018, al Gemelli sono stati fatti 400 trapianti tra rene, fegato, cornea e midollo; ci sono stati oltre 4mila nati su 43mila in tutto il Lazio; oltre 53mila interventi chirurgici; 10,5 milioni di prestazioni ambulatoriali, 2500 pubblicazioni scientifiche, e oltre 62mila ore di formazione del personale.
“Il valore della produzione – ha spiegato ancora Elefanti – è stato di 671 milioni che ha prodotto un valore aggiunto netto di 363 milioni e 321 milioni sono stati destinati al personale. Il 18,5% dei nostri pazienti viene da fuori regione e siamo sui livelli di 7,5 giorni di degenza media. Per quel che riguarda gli interventi ne abbiamo avuti 31mila in sede di ricovero, 15mila in regime ambulatoriale”.
“Quest’anno siamo partiti bene come Irccs collocandoci al secondo posto tra quelli italiani – ha ricordato Cambia, direttore scientifico del Gemelli -. Di questo sono soddisfatto e c’è stata una partecipazione corale. Come istituto di ricerca abbiamo la grande opportunità di riorganizzare la ricerca, sistematizzare in centri di servizi organizzati. Un progetto che sta andando avanti in maniera spedita e potrà cambiare faccia del Policlinico”. “Lavoriamo in un contesto generale difficile, in cui anche l’attività di ricerca soffre – ha aggiunto -. Un contesto che deve farci guardare all’interno del sistema Italia ed Europa”.
“Dobbiamo contrastare la concentrazione di risorse sul nord italia e in particolare su Milano. Per farlo – ha sottolineato – dobbiamo creare un polo di ricerca superattrattivo e in un network importante che stiamo creando”. Un contesto che, comunque, lo fa essere positivo sul futuro: “Sono ottimista perché testando con mano le nostre possibilità non c’è eguale in Italia e pochissimi in Europa. Abbiamo contenuti che non ha nessuno, ma abbiamo la difficoltà ad esprimerli. Vivendo molto il mondo esterno e delle industrie che investono nella ricerca, quando descrivo quello che possiamo fare trovo un consenso enorme sul policlinico Gemelli. Poi sono ottimista perché nel mio ruolo vedo una grandissima capacità di reazione che abbiamo nel momento in cui c’è qualcosa che mette a rischio il Policlinico”.

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