Nuovo anno scolastico al via, cosa cambia e le innovazioni in cantiere

Modena - Primo giorno di scuola per gli studenti del liceo Fermi (Modena - 2022-09-15, Roberto Brancolini) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

ROMA (ITALPRESS) – E’ iniziato il conto alla rovescia per la riapertura della scuola. Tra una settimana parte il nuovo anno scolastico, e tra il 5 e il 16 settembre, in base ai diversi calendari regionali, torneranno in classe poco meno di 8 milioni di alunni di scuola statale e paritaria, di cui 935mila stranieri; tra loro, nelle scuole statali, vi saranno 320mila alunni con disabilità. Oltre alle consuete questioni che caratterizzano l’inizio di ogni anno scolastico (nomina del personale, carosello di supplenti, prezzi dei libri di testo, ecc.), quali novità riserva il nuovo anno a quegli 8 milioni di alunni, ai circa 860mila docenti di scuola statale, di cui 250mila supplenti, e agli oltre 200mila ATA (personale non docente)? E quali cambiamenti di cui si è parlato sono invece ancora in cantiere e partiranno dal 2025-26? Le innovazioni avviate o programmate sono davvero numerose e non è facile distinguere quali saranno effettivamente realtà da quest’anno e quali necessitano di maggiore tempo, se non altro per le norme attuative.
Tuttoscuola ha censito 8 principali novità che partiranno subito, alcune delle quali impatteranno sull’attività in classe mentre altre sono di carattere organizzativo o di governance, e altre 5 che prenderanno avvio probabilmente dal successivo anno.
Tra le prime, la nuova Educazione civica, con al centro il concetto di Patria, il “capolavoro” per la maturità, ossia un prodotto che i maturandi considerino la loro opera migliore e che potranno presentare all’esame. E poi il divieto dello smartphone in classe per 4 milioni e mezzo di alunni del primo ciclo dalla scuola dell’infanzia alla terza media, la partenza del “4+2”, l’importante riforma degli istituti tecnici e professionali in collegamento con gli ITS che punta a porre rimedio al “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro, costituendo un secondo canale di pari dignità rispetto alla filiera licei-università. Fino alla cosiddetta “formazione incentivata”: 30 ore di formazione retribuita per i docenti che svolgono funzioni di supporto e di coordinamento, un pallido avvio verso quella che dovrebbe essere la carriera per chi insegna. Quest’anno entra in vigore anche la riforma del Ministero dell’istruzione, con una girandola di direttori generali ed entra in operatività il nuovo CSPI (Consiglio superiore della pubblica istruzione), che ha rinnovato i suoi componenti.
Tra le riforme di cui si è parlato molto ma per le quali bisognerà aspettare verosimilmente l’anno scolastico 2025-26 in quanto l’iter approvativo non è ancora terminato: il voto di condotta (con la relativa bocciatura se sotto il 6), i giudizi sintetici nella primaria e le lezioni extra di italiano per gli alunni stranieri neo arrivati o comunque con scarse competenze linguistiche di base in italiano. Tale potenziamento nella nostra lingua riguarderà probabilmente un numero limitato di alunni stranieri: secondo una stima di Tuttoscuola non più di 10 mila nel primo ciclo, pari al 6% degli alunni stranieri nati all’estero e al 2% del mezzo milione di alunni stranieri del primo ciclo.
Sotto traccia resta la riforma che più potrebbe incidere sui contenuti dell’insegnamento e sul modo di fare scuola: senza grande pubblicità il ministro Valditara ha costituito una commissione per revisionare le “Indicazioni nazionali”, ossia i documenti che fissano gli obiettivi di apprendimento per gli studenti e che toccano quindi l’idea di scuola, i valori che la caratterizzano e i criteri che ispirano le scelte didattiche. Per ora si sa poco dei lavori di questa commissione, ma le conseguenze potrebbero essere rilevanti.

– foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

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