“NON HO MAI FAVORITO CRIMINALI”

“Mi ritorna alla mente la frase ‘Turpe senex miles, turpe senilis amor’: è ingiusto  e inumano che un vecchio continui a combattere. Ho combattuto per 26 anni dal 1996 a oggi continuo a guerreggiare. Ho 40 anni di carriera alle spalle nella polizia e nei servizi segreti. La criminalità organizzata è un elemento di rovina della democrazia. E io invece di lavorare per la sicurezza democratica avrei lavorato per distruggerla? Solo delle menti malate possono pensare una cosa del genere. Io ho servito per una vita le istituzioni. Io vestivo la divisa di Balilla da piccolo e già allora servivo la patria. Sono stato ufficiale dei bersaglieri e ho avuto l’onore. E poi nella polizia in prima linea nella squadra mobile. Mi accusano di essere vicino a Giudo Paolilli e per me è stato uno dei migliori agenti. Mi è stato vicino negli ultimi tempi perché ha perso la moglie ed era diventato un amico di famiglia. Per me un uomo integerrimo, un abruzzese degno di questa regione italiana. I miei rapporti con Giovanni Aiello secondo i miei vaghi ricordi che si sono rinverditi con amici della mobile degli anni 70. Questa persona malandata, trasandata, sporca, con i capelli lunghi. Una volta lo incontrai nelle scale e gli dissi ‘sei ancora litigato con il tuo barbiere’. E poi lo ricordo per la ferita al volto, forse fu ferito accidentalmente. Ma sono tutte cose che ho appreso poi. Quello che ha fatto Aiello dopo non lo so. Non è vero quello che hanno scritto molti”. Cosi’ l’ex numero  due del Sisde, Bruno Contrada, in occasione di una conferenza stampa organizzata negli studi dell’avvocato penalista Stefano Giordano.

Nei giorni scorsi su disposizione della Procura Generale di  Palermo tre immobili nella disponibilità di Contrada, che non risulta indagato, sono stati perquisiti, nell’ambito delle indagini sull’omicidio dell’agente Nino Agostino.

“Negli album fotografici che mi hanno sottratto forse cercavano la rappresentazione fotografica della mia vita professionale, forse cercavano una fotografia con Aiello. Ho saputo che c’era un uomo che si chiamava Antonino Agostino dopo la sua morte. Un periodo, nell’agosto 1989, poco dopo l’attentato all’Addaura, difficilmente inquadrabile. Io ero un dirigente superiore del Sisde da tre anni a Roma e non conoscevo tutti i fatti di Palermo. I funzionari del Sisde non possono svolgere attività investigative, potevamo solo passare informazioni a polizia e carabinieri. Molti conoscono la mia abitazione. In casa mia ci sono io che ho 87 anni invalido civile e mia moglie malata con patologie gravissime al cuore e ai polmoni. L’altro giorno sono venute cinque persone. Io ho fatto di tutto per non far capire a mia moglie che c’era una perquisizione altrimenti come a luglio dello scorso anno avrebbe avuto una crisi cardiaca. Durante la perquisizione notturna la crisi stava venendo a me.  Mio figlio per quello che mi è successo si è ammalato di una brutta depressione fobica ed è stato riformato. Mio figlio non accettava che suo padre, che serviva il suo Paese, fosse inquisito”.

 

 

 

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]