NON C’È L’ACCORDO SULLA GIUSTIZIA

Dopo più di otto ore di confronto nel Governo e un Consiglio dei Ministri sospeso nel pomeriggio e poi terminato dopo la mezzanotte, non si sblocca lo stallo nell’esecutivo sulla riforma della giustizia.

Il provvedimento alla fine viene varato dal Cdm, ma con la formula “salvo intese”, alla luce delle divergenze tra M5S e Lega, in particolare su prescrizione, intercettazioni e separazione delle carriere.

“C’è distanza sulla riforma della giustizia. La Lega è per lo stato di diritto, per tempi certi per la giustizia – riferiscono fonti del Carroccio -. L’Italia è un paese democratico, Lega vuole garanzie per gli italiani. Servono manager nei tribunali che garantiscano il rispetto dei tempi, servono nuove regole sulle intercettazioni, la separazione delle carriere. la lega non vuole i cittadini ostaggio a vita della giustizia e non accetta riforme di facciata”.

A confermare le distanze dopo il CdM è stato il ministro Alfonso Bonafede: “non c’è l’accordo, ho sentito troppi no, nonostante io abbia ribadito più volte di essere disponibile a modificare la riforma”.

“Il ministro Bonafede ci mette buona volontà, ma è acqua. Non c’è veramente uno scatto in avanti, non c’è quella differenza che gli italiani si aspettano. È il momento delle grandi riforme, non delle ‘riformine'”, aveva detto la mattina di mercoledì il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Non la pensa così l’altro vicepremier: “Il ministro Bonafede si è sempre distinto per il dialogo in questo governo, a me risulta che abbiamo fatto tanti incontri sulla riforma della giustizia, una riforma che aiuta le imprese perché dimezza i tempi del processo civile e permette di far accelerare i processi, anche quelli di corruzione”, aveva affermato l’altro vicepremier, Luigi Di Maio.

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