“Il calo fatto segnare sul versante delle compravendite residenziali (-7,7%) rappresenta un esito migliore anche delle attese più ottimistiche, a cui ha concorso il dinamismo registrato fuori dai maggiori centri urbani”. È uno dei dati che emergono dal 1° Osservatorio sul mercato immobiliare 2021 curato da Nomisma. Il Centro Studi felsineo evidenzia il fatto che in Italia nel 2020 si siano compravendute 46.241 abitazioni in meno rispetto al 2019 (-7,7% annuo) e 8.866 immobili destinati ad accogliere attività economiche in meno (-7,6%). In ambito residenziale l’entità del calo su base annua si è attenuata grazie ai mercati di provincia, i quali, nella seconda parte dell’anno, hanno fatto registrare un aumento tendenziale del 10% (primo semestre -22,2% tendenziale). Anche il mercato non residenziale ha visto una performance meno negativa (-8,3% tendenziale) nella seconda parte dell’anno rispetto alla prima (-25,1%). Importante attivatore di mercato, nel segmento degli immobili per l’impresa, è risultato essere il settore dei magazzini, che ha fatto segnare – nel secondo semestre 2020 – un incremento di 5.265 unità rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente. Da solo, rappresenta oltre il 50% del mercato non residenziale al dettaglio. Sono invece 5.236 le transazioni di spazi per il commercio effettuate in meno nel 2020, perlopiù riconducibili al primo semestre dell’anno. I prezzi di compravendita di abitazioni hanno fatto segnare un calo nominale tra lo 0,7% (città intermedie) e il 2,0% (grandi città). Sono cali alquanto contenuti se paragonati all’ultima fase riflessiva registrata in Italia (pre pandemia), che ha visto flessioni dei pezzi su base annua del 3,5% nei mercati maggiori e del 2,9% nei mercati intermedi. Alla domanda “nel corso del 2021 il mercato delle compravendite recupererà i livelli di attività persi nel 2020”, il 49,8% dei rispondenti ritiene che ciò si verificherà contro il 50,2% che lo considera improbabile. L’incertezza su come si modificheranno i prezzi nel corso dell’anno, a giudizio degli operatori, spinge l’offerta a rimanere sul mercato (90%) e a rivedere al ribasso i prezzi richiesti (75%). Anche in questo caso fa eccezione il Nord dove il 20% dei rispondenti (a fronte del 10% del totale delle risposte) ritiene che parte dell’offerta potrebbe ritirarsi dal mercato in attesa di una risalita dei prezzi. In Italia si conferma come l’acquisto della casa sia legato a logiche di stabilità familiare; il 78% delle famiglie risultano proprietarie immobiliari; la percentuale scende al 65% se si considerano i non coniugati o conviventi, mentre si attesta su valori più elevati (82%) tra chi è sposato o convive stabilmente. Con l’avvento della pandemia si è ulteriormente ampliato il ricorso al mutuo per l’acquisto dell’immobile (a detta del 93,7% dei rispondenti) e il temporaneo utilizzo dell’opzione locativa (per l’84,6% degli intervistati), in attesa di una definizione delle prospettive. La qualità dell’abitare è un elemento sempre più ricercato dagli acquirenti italiani così come è cresciuto l’interesse ad acquistare l’abitazione al di fuori del comune principale (64%). Nomisma evidenzia come “il timore che gli attuali riferimenti di mercato risultino insostenibili, alla luce della drammaticità del tracollo subito dalla nostra economia, appare tutt’altro che infondato”.
(ITALPRESS).
Nel 2020 compravendite e prezzi abitazioni in calo
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