“Facciamoli scendere” è lo slogan scelto dalle associazioni catanesi pro migranti che manifestano al ‘Molo di Levante’ per chiedere che dalla nave della Guardia Costiera ‘Diciotti’ da lunedì sera ormeggiata a Catania possano scendere i 177 migranti “ostaggio della politica”.
“È inaccettabile – ribadiscono i rappresentanti delle diverse associazioni – la scelta del Governo italiano, e in particolare del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, di impedire lo sbarco nel territorio italiano delle persone stremate e in precarie condizioni di salute. Nessun obiettivo politico del Governo può giustificare l’utilizzo di centinaia di vite umane come arma di ricatto, considerate carne da macello, non vite e speranze ma numeri da distribuire o respingere. Catania è città di solidarietà e accoglienza e vogliamo che il nostro porto sia immediatamente aperto”.
L’area del molo è costantemente presidiata dalle forze dell’ordine. Ieri, sulla notizia dell’arrivo del pattugliatore italiano la Procura di Catania ha aperto un fascicolo senza alcuna ipotesi di reato, mentre i pm di Agrigento continuano ad indagare su quanto accaduto al largo di Lampedusa.
“Siamo qui per chiedere l’immediato sbarco delle persone dalla nave Diciotti. Quello che sta succedendo e’ vergognoso: il Governo Conte, il ministro Salvini e il ministro Toninelli si stanno rendendo complici di un vero e proprio sequestro di persona…”, sottolinea Matteo Iannitti, rappresentante della Rete Anti Razzista catanese.
“Non sappiamo piu’ che senso ha affidarsi alle istituzioni – aggiunge Iannitti – a tal punto che anche la Prefettura e la Questura di Catania anziche’ liberare queste persone stanno militarizzando il Porto. A bordo della nave Diciotti ci sono decine e decine di minori non accompagnati che avrebbero esclusivamente il diritto di scendere a terra ed essere accolti in strutture a loro tutela. Non accetteremo che queste persone in sfregio ad ogni legge vengano recluse a bordo di una nave che ricordiamo e’ della Marina Militare italiana e della Guardia costiera. E’ un non senso”.