Ho visto un Bologna robusto e elegante – com’era tanti anni fa, direi la sua cifra storica – infliggere una lezione di calcio alla (presunta) grande Inter. Direte: succede. Anzi, al Dall’Ara e ai rossoblù succede spesso di disturbare la Beneamata. Un anno fa le hanno “ciuffato” (dicesi così colà) lo scudetto. Ma se succede dopo che mi sono goduto la implacabile bellezza del Napoli a Empoli è giusto imporsi una riflessione allargata all’intero torneo, non a un paio di partite. Che calcio succede?
E’ da una vita che non si vede in Italia un calcio così bello. Ecco, diciamo all’incirca dalla decadenza nazionale che ci affligge dai primi Duemila, crisi di valori sociali e economici, eppoi crisi del gioco del pallone che in Italia incornicia la nostra vita quotidiana. Mentre le grandi firme della moda – faccio un esempio – traslocavano oltralpe, quelle del calcio, a cominciare dalle Milanesi, si consegnavano all’Asia e dintorni, fino agli inesplicabili fondi che hanno aggiunto al tutto l’ultima drammatica spersonalizzazione.
C’erano una volta i Campioni, i Maghi, i Presidenti a loro volta “figurine” del potere, destinati a inorgoglire – o deprimere – il popolo dei fedeli. Oggi c’è un Napoli napoletano con tanti campioni, un Mago nostrano e un presidente italiano, Aurelio De Laurentiis. Me lo sto godendo dalla Serie C, il Grande Antipatico, un pò perchè per mia scelta culturale una grande squadra resta tale in D, in C, in B, sempre, nel suo quartiere, nel suo territorio e nel mondo, e io ho continuato imperterrito a seguire il suo Napoli con Reja, Mazzarri, Benitez, Sarri, Ancelotti, Gattuso finchè non è arrivato l’incazzevole genio di Certaldo. Un Napoli trascorso dal fallimento all’Europa, senza un euro di debito, una prova di saggia amministrazione e d’amore. E non gli tolgo nulla della sua splendida qualità, sottolineata dall’ultimo gol di Osimhen, Mister Football, e dai diciotto punti di vantaggio sull’Inter appena sbolognata. Diciotto diciotto – era una barzelletta di Gigi Proietti – motivo di una severa quanto imbarazzata reprimenda alle sue concorrenti: ma non si vergognano? Ho appena ricevuto lacrimevoli quanto imbarazzanti messaggi di tifosi nerazzurri che chiedono la cacciata di Simone Inzaghi che magari continuerà a dirsi soddisfatto del posto in Champions, l’ultima bugia del nostro campionato. Non dico che non se lo meriterebbe – il licenziamento – ma il discorso va allargato alla decadenza dei grandi club e della critica: ai miei tempi era impietosa, a volte feroce, combatteva chiunque non fosse all’altezza del torneo più bello del mondo, oggi pannicelli caldi e inni e incenso per le improvvisate di pochi illusori risvegli, come quello di Lukaku.
Il campionato “à la carte” continua. Restano le presumibili emozioni di Mourinho con la Rometta a sua immagine e somiglianza. E di Allegri che vive ore di presunto eroismo con la sua Juve castigata, forse l’avversaria sconfitta che più manca – con
l’alibi dell’iniqua penalizzazione – alla gloria del Napoli.
NAPOLI A +18, MA LE CONCORRENTI NON SI VERGOGNANO?
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