Juan Martin Del Potro e Novak Djokovic si contenderanno il titolo degli US Open, quarta e ultima prova stagionale dello Slam. L’argentino, numero 3 del mondo e del seeding, è tornato all’ultimo atto a New York nove anni dopo il trionfo del 2009, suo primo e unico Major conquistato: sull’Arthur Ashe Stadium ha avuto via libera per il ritiro di Rafa Nadal, numero uno del mondo e campione in carica (aveva vinto anche nel 2010 e 2013, quando si trovava sempre sul trono del ranking), per la settima volta in semifinale nella Grande Mela, che dolorante al ginocchio destro dopo la maratona di quasi cinque ore per domare Dominic Thiem nei quarti – il match fin qui più lungo di questa edizione a Flushing Meadows – ha alzato bandiera bianca sul punteggio di 7-6(3), 6-2, dopo due ore e 1 minuto, in favore della Torre di Tandil, che dodici mesi fa in semifinale aveva ceduto in quattro set proprio a Nadal.
Nella seconda semifinale il serbo, sesto favorito del tabellone, trionfatore a New York nel 2011 e 2015, costretto a saltare l’appuntamento dodici mesi fa per via dell’infortunio al gomito, non ha lasciato scampo al giapponese Kei Nishikori, numero 21 Atp e del torneo, sconfitto con il punteggio di 6-3, 6-4, 6-2 in due ore e 22 minuti.
Per Djokovic si tratta dell’ottava finale agli US Open, la 23esima a livello Slam, dove punta a eguagliare i 14 titoli di Pete Sampras. Il bilancio dei testa a testa con l’argentino parla in favore Del serbo, avanti per 14 a 4 e a segno anche nei due precedenti andati in scena proprio in questo torneo, nel terzo turno del 2007 e nei quarti del 2012.
Tronando alla prima semifinale, il 17esimo testa a testa fra Nadal e Del Potro, terza sfida consecutiva negli Slam, si è aperto con un break dell’argentino e immediato contro-break del maiorchino, frutto di diversi errori da ambo le parti, sintomo di un po’ di tensione. Al cambio campo del 4-3 in suo favore lo spagnolo ha chiesto l’intervento del fisioterapista per farsi fasciare il ginocchio destro, come gli era accaduto già nel terzo turno. Il numero uno del mondo, affrettando un po’ le scelte, ha concesso due palle break, sfruttate subito dal sudamericano con un potente diritto lungo linea per portarsi sul 5-4 e andare a servire per il set. La Torre di Tandil, però, si è visto annullare due set point consecutivi e poi ha commesso due errori che gli sono costati il 5-5.
Di slancio Nadal ha vinto a zero il game (parziale di 7 punti a 0), con il sudamericano a rifugiarsi al tie-break, dove Delpo facendo leva su un’alta percentuale di prime di servizio ha condotto da subito (2 a 0, 3 a 1 con cambio sul 4 a 2) per poi chiudere sul 7 a 3 e incamerare la prima frazione. In avvio della seconda partita il mancino di Manacor ha reagito a una situazione delicata, cancellando due chance di break di fila per poi cogliere l’1-1. Sul successivo cambio campo medical time out per un altro intervento del fisioterapista sul ginocchio destro e la muscolatura della gamba di Nadal che, visibilmente sofferente, ha ceduto la battuta nel quarto gioco (1-3). Poi nel protestare verso il giudice di sedia ha accennato all’idea di ritirarsi e in campo ha dato l’impressione di non essere in grado di contrastare l’avversario, cambiando anche modo di giocare e lasciando andare i colpi, alla ricerca di soluzioni sempre più rapide. E dopo aver perso 6-2 il secondo set, lo spagnolo ha deciso di fermarsi, terzo ritiro in uno Slam dopo quello a inizio 2018 in Australia nei quarti contro Cilic e il problema al polso sinistro che lo ha costretto al forfait al Roland Garros 2016. Il bilancio degli head to head con Del Potro (bello l’abbraccio tra i due) vede ora lo spagnolo avanti per 11 a 6.
Nella seconda semifinale come già nei quarti contro l’australiano John Millman, nel 17esimo confronto con il giapponese, Djokovic è uscito dai blocchi determinato a dettare il gioco dalla linea di fondo, così da imporre il proprio ritmo. Il break ottenuto al secondo gioco ha dato ulteriore fiducia al tennista di Belgrado, che sfatando finalmente il tabù Cincinnati ha completato il ‘Golden Career Masters’. Djokovic è stato perfetto alla battuta, lasciando al rivale in tutto il primo set appena due punti con la prima e altrettanti sulla seconda, per cui il 6-3 con cui ha archiviato il primo set è logica conseguenza. In avvio di seconda frazione Nishikori, fisicamente meno brillante rispetto al match contro Cilic, ha salvato 4 opportunità di break senza riuscire a evitarlo nel quinto game. Un vantaggio che Djokovic ha saputo conservare intascando anche il secondo set (64) e incanalando l’incontro nella direzione a lui più favorevole. Un trend che non è mutato nella terza frazione, con il serbo capace di togliere subito la battuta al nipponico, che poi con orgoglio ha annullato due occasioni per il 4-1, ma ha incassato il secondo break (2-5) nel turno successivo, che sapeva tanto di resa. Il vincitore dell’ultimo Wimbledon ha suggellato una prestazione maiuscola chiudendo i giochi al secondo match point con un rovescio lungo linea in allungo da applausi, così da vendicare la sua ultima sconfitta in semifinale a New York, nel 2014 proprio contro Nishikori, costretto alla 15esima sconfitta in 17 incroci con Nole, tornato “Cannibale”.
(ITALPRESS).
NADAL COSTRETTO AL RITIRO, FINALE DEL POTRO-DJOKOVIC
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