VENEZIA (ITALPRESS) – Sono passati trentasei anni, tutta una vita di spettri e creature gotiche alle spalle, ed eccolo qui Tim Burton che torna alle origini del suo cinema: riecco Beetlejuice, quell’incontenibile, sfacciato, sboccato “spiritello porcello” (come venne ribattezzato in Italia) che nel 1988 praticamente diede l’avvio al suo mondo immaginario. E riecco tutta la capacità visionaria e immaginifica di Tim Burton, chiamata a raccolta in “Beetlejuice Beetlejuice”, suo ventesimo lungometraggio, che fa il suo esordio mondiale oggi in apertura dell’81 Mostra del Cinema di Venezia e praticamente riattiva tutta l’energia dark di un artista che ha saputo mediare come pochi i temi più lugubri della vita in uno scenario fantastico limpido e sentimentale. La festa al Lido è piena, un’apertura di kermesse che vede sul red carpet il regista divo e la sua nuova compagna, Monica Bellucci, alla quale nel film assegna ironicamente il ruolo di Dolores, una temibilissima sposa in nero che rimette letteralmente insieme i pezzi del proprio corpo, li cuce con una spillatrice e, cicatrici in vista sul celebre volto, parte alla caccia del suo ex marito, Beetlejuice, terrorizzato all’idea di essere trovato dal quel vorace primo amore ormai dimenticato.
E’ da qui che questo sequel d’autore prende le mosse, ritrovando il ritmo disinvolto, la verve sfacciata e l’intero campionario cromatico che trentasei anni fa garantì successo a questa commedia iperdark. Torna ovviamente anche lui, Michael Keaton, nel costume granduignolesco dello spettro più irriverente, volgare e insistente della storia del cinema: Beetlejuice è sempre lui, il “bio-esorcista” che ben conosciamo, infallibile nell’esorcizzare i vivi, cacciandoli dalle case possedute dai fantasmi. Gli anni sono passati, ovviamente, e la sua impresa continua a fiorire, grazie al lavoro dei suoi impiegati dalla testa rimpicciolita. Nel mondo dei viventi, intanto, c’è anche Lydia Deetz, ovviamente Winona Ryder, che nel frattempo è diventata una nota sensitiva da show televisivo, ha perso il marito Charles ma ha una figlia adolescente e ribelle, Astrid (Jenna Ortega) oltre a una madre artista (Cahterien O’Hara) e a un impresario innamorato (Justin Theroux) che vuole sposarla nella notte di Halloween. Proprio la notte in cui ci sarà la resa dei conti e i tanti (forse anche troppi) fili del racconto saranno tirati in un finale roboante.
Come lo stesso titolo raddoppiato lascia presagire, “Beetlejuice Beetlejuice” è letteralmente un moltiplicatore di immaginario burtoniano, un propulsore di energia dark che tiene insieme fermenti horror, eccessi da commedia, citazioni musicali e cinematograficihe infinite (dal mitico Soul Train al nostro grande Mario Bava). Per un regista che, dopo “Dumbo”, aveva dichiarato di non voler più fare film, questo è un ritorno alle origini che rappresenta un pò un nuovo starter, carico di energia ma anche capace di riassumere il senso e lo spirito di tutta una carriera. Il cast risponde alla perfezione, il succedersi degli eventi a volte è un pò frenetico e sembra temere i momenti di stasi, ma nell’insieme “Beetlejuice Beetlejuice” funziona molto bene e non mancherà di incontrare il favore sia dei nostalgici che dei pubblico più giovane. Ottima apertura per Venezia 81.
foto: Agenzia Fotogramma
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