Li chiamano Neet, i giovani senza occupazione, privi di formazione e scarsamente interessati a cercare un lavoro. Dietro all’acronimo inglese “not in education, employment or training” si celano milioni di giovani con un presente precario e un futuro decisamente incerto. Secondo lo studio presentato nei giorni scorsi a Napoli su iniziativa dell’armatore Vincenzo Onorato, i dati sulla disoccupazione giovanile sarebbero drammatici: i giovani senza lavoro nella fascia di eta’ che va dai 15 ai 24 anni sono il 31,7%, il 16% coloro invece che appartengono alla fascia tra i 25 e i 34 anni.
I giovani sono quindi il gruppo piu’ colpito dalla crisi: i 15-34enni occupati diminuiscono, fra il 2008 e il 2013, di 1,803 milioni di unita’, mentre i disoccupati e le forze di lavoro potenziali crescono rispettivamente di 639 mila e 141 mila unita’. Il tasso di occupazione 15-34 anni scende dal 50,4% del 2008 all’attuale 40,2%, mentre cresce la percentuale di disoccupati (da 6,7% a 12%), studenti (da 27,9% a 30,7%) e forze di lavoro potenziali (da 6,8% a 8,3%). Anche i divari territoriali sono
marcati: al Nord il tasso di occupazione e’ pari al 50,1% (-12,1 punti percentuali dal 2008), contro il 43,7% del Centro (-10,4 punti) e il 27,6% del Mezzogiorno (-8,4 punti).
E i dati acquistano contorni ancora piu’ drammatici se si tiene conto della disoccupazione giovanile nelle cinque regioni del Sud: i numeri nel Mezzogiorno superano di quasi il doppio la media dei Paesi dell’Unione Europea. Il dato della Calabria segna il 23,2%, della Campania il 20,4%, della Puglia il 19,4%, della Sicilia il 22,1% e infine della Sardegna, la cui percentuale e’ leggermente
piu’ bassa al 17,3%. Sempre i ricercatori che hanno realizzato lo studio hanno posto sotto la propria lente il fenomeno dell’emigrazione giovanile. Sono 150 mila gli italiani che ogni anno emigrano all’estero. Il loro obiettivo e’ di trovare un futuro migliore, ma dietro a ogni partenza si cela il fallimento di un Paese che ha investito soldi e forze per formare i giovani. Chi decide di trasferirsi all’Estero in moltissimi casi parte con tanto di laurea in tasca. Sono 12,7 i miliardi che l’Italia spende per la formazione sino alla laurea universitaria di coloro che, una volta laureati, cercano migliori fortune lontano dalla propria terra. Pare infatti che per formare un italiano fino alla Laurea lo Stato sborsi 173 mila euro, e considerato che a titolo conquistato il giovane emigra, vuol dire che in molti casi si rivela un investimento a perdere.
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