MILANO (ITALPRESS) – Smartphone, elettrodomestici, televisori. Sono tutti oggetti del nostro quotidiano e l’utilizzo che ne facciamo è tale che spesso non ci accorgiamo del ritmo con il quale li cambiamo. Ma quando smettiamo di usarli, la nostra conoscenza su come smaltirli è molto limitata e soprattutto ignoriamo che si tratta di rifiuti molto particolari che necessitano di trattamenti specifici. Far capire come smaltire e riciclare correttamente i Rifiuti di Apparecchiature Elettrico e Elettroniche è lo scopo di “Materia Viva”, il docufilm promosso da Libero Produzioni ed Erion Weee proiettato oggi a Milano all’Università Iulm. Patrocinato dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e della Cultura, il docufilm è stato scritto da Andrea Frassoni e Marco Falorni. E’ stato coinvolto un cast di varie personalità cercando di mescolare vari linguaggi. Tra i protagonisti volti noti come le attrici Susan Sarandon e Shailene Woodley, Carlo Conti, Federica Pellegrini, Alessandro Del Piero, Tamara Donà e Chiara Faldini. Attraverso immagini e interviste, il docufilm mostra i molteplici risvolti dietro ad un particolare tipo di rifiuti come i RAEE. Essi hanno numerosi componenti che vanno smaltiti in maniera corretta: basti pensare che solo in uno smartphone sono presenti ben 69 elementi della tavola periodica (ad esempio ossido di litio, terre rare, cobalto, nichel, silicio, stagno, piombo, rame, argento). Molti di questi sono però pericolosi: elementi come il mercurio o il cadmio sono assai tossici e se dispersi nell’ambiente o in discariche a cielo aperto potrebbero anche entrare nella catena alimentare. Purtroppo è la sorte di molti di questi rifiuti che spesso finiscono abbandonati o in discariche in paesi africani e asiatici dove manca una cultura per il loro corretto trattamento.
Ma i RAEE hanno anche una ricaduta economica: dal loro corretto riciclo sarebbe possibile infatti recuperare tonnellate di elementi e materie prime fondamentali per il settore tecnologico, una strategia che per l’Italia e l’Europa permetterebbe di ridurre la propria dipendenza dalle importazioni dalla Cina (principale bacino di estrazione). Inoltre, il mancato trattamento e riciclo a come ulteriore conseguenza favorire il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti da parte della criminalità organizzata. Da questi elementi si capisce l’importanza di diffondere una cultura del corretto smaltimento e riciclo di questi rifiuti. “Gli italiani non sanno cosa significa la parola Raee. Anche quando capiscono la sigla, poi non sanno quali rifiuti di questo tipo hanno in casa: spesso molti di questi vengono gettati nella plastica o nell’indifferenziato”, ha affermato Marta Macchi, Marketing & Communications Manager Sistema Erion, secondo la quale “il mix di linguaggi e personaggi è stata una scelta vincente specie su un tema così complesso”. Per la climatologa e talent di “Materia Viva” Serena Giacomin ” abbiamo bisogno non solo di una transizione ecologica e energetica, ma anche di una culturale”. Un passaggio che necessità di un ripensamento anche delle stesse tecniche di comunicazione. “Quando ci si trova di fronte ai cambiamenti climatici, spesso abbiamo parlato con uno sguardo troppo rivolto al futuro – ha aggiunto Giacomin – Questo ha danneggiato alcune nostre capacità di reazione: non siamo abili nell’affrontare un tema che incontreremo nel medio-lontano futuro. Bisogna quindi superare la barriera spaziale e temporale concentrandoci sugli effetti presenti”. “La percezione sta aumentando, ma la comunicazione lavora male e queste situazioni estreme vengono narrate male con dibattiti politicizzati. Quando avviene una comunicazione che spesso terrorizza, questa dovrebbe essere abbinata a delle soluzioni o a esempi di comportamenti virtuosi”, ha concluso. Guardando al forte attivismo delle nuove generazioni sui temi ambientali, l’attrice e conduttrice Tamara Donà ha dichiarato che “i giovani sono forse più sensibili nel reperire le informazioni sulla problematica rispetto ai media tradizionali e nel diffonderle e forse anche la scuola italiana non fa abbastanza”. Nel docufilm “il messaggio arriva forte perchè sono stati usati tanti linguaggi come il cinema, l’inchiesta è l’intervista. E’ stato pensato perchè arrivi a molte età nonostante la materia complessa”.(ITALPRESS).
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