“Non provo odio nei confronti degli assassini di mio fratello Giovanni. Li perdonerei se questo perdono mi venisse chiesto nell’ambito di un loro percorso di ravvedimento e redenzione interiore. Se mi chiedessero di incontrarli in carcere, io accetterei volentieri l’incontro”. Lo ha detto Maria Falcone durante il seminario “La Carta di Milano, la speranza oltre le sbarre”, che si è tenuto a Palermo, nella sede dell’Ordine dei giornalisti.
“Uno degli insegnamenti che ho ricevuto da mio fratello – ha aggiunto – l’ho estrapolato da una sua intervista, quando Giovanni ha detto: ‘non bisogna mai dimenticare che in ognuno degli assassini c’è un barlume di umanità'”.
“La mafia dei colletti bianchi – ha evidenziato – è un inquinamento difficile da stroncare, perchè è l’inquinamento di gente colta. Sono menti raffinatissime, diceva Giovanni. Ma chi sono? Non è facile trovarli, perchè mancano le prove. Ecco perchè sono importanti i collaboratori di giustizia”.
“Andreotti non è stato assolto – ha poi ricordato Maria Falcone -. C’erano prove che lui avesse avuto rapporti con i mafiosi, soltanto che questo suo reato è caduto in prescrizione. Secondo me, Andreotti ha visto la mafia come portatrice di voti. Forse aveva fatto un’operazione simile a quella degli americani, che per entrare in Italia, hanno messo alcuni mafiosi come sindaci in vari paesi”.