MARIA FALCONE “NON PROVO ODIO”

“Non provo odio nei confronti degli assassini di mio fratello Giovanni. Li perdonerei se questo perdono mi venisse chiesto nell’ambito di un loro percorso di ravvedimento e redenzione interiore. Se mi chiedessero di incontrarli in carcere, io accetterei volentieri l’incontro”. Lo ha detto Maria Falcone durante il seminario “La Carta di Milano, la speranza oltre le sbarre”, che si è tenuto a Palermo, nella sede dell’Ordine dei giornalisti.

“Uno degli insegnamenti che ho ricevuto da mio fratello – ha aggiunto – l’ho estrapolato da una sua intervista, quando Giovanni ha detto: ‘non bisogna mai dimenticare che in ognuno degli assassini c’è un barlume di umanità'”.

Maria Falcone ha poi narrato, con commozione, alcuni ricordi familiari del fratello: “In un cassetto della sua stanza ho ritrovato i nastri di stoffa che, da bambino, ha portato quando ha fatto la comunione e la cresima. Da bambino, Giovanni faceva il chierichetto alla Chiesa di Santa Teresa alla Kalsa e giocava a ping pong con dei coetanei che da grandi sarebbero poi diventati killer della mafia. Penso che forse Dio abbia consentito di fare morire in quel modo mio fratello per redimere la sua anima”, ha sottolineato, aggiungendo: “Una volta ho chiesto a Giovanni: perchè sei andato a lavorare con il giudice Chinnici, sapendo che rischiavi la vita? Mio fratello mi rispose in modo quasi serafico: ‘si vive una volta sola’”.

“La mafia dei colletti bianchi – ha evidenziato – è un inquinamento difficile da stroncare, perchè è l’inquinamento di gente colta. Sono menti raffinatissime, diceva Giovanni. Ma chi sono? Non è facile trovarli, perchè mancano le prove. Ecco perchè sono importanti i collaboratori di giustizia”.

“Andreotti non è stato assolto – ha poi ricordato Maria Falcone -. C’erano prove che lui avesse avuto rapporti con i mafiosi, soltanto che questo suo reato è caduto in prescrizione. Secondo me, Andreotti ha visto la mafia come portatrice di voti. Forse aveva fatto un’operazione simile a quella degli americani, che per entrare in Italia, hanno messo alcuni mafiosi come sindaci in vari paesi”.

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