Manovra Governo e Finanziaria Sicilia, Cgil denuncia tagli a spese

PALERMO (ITALPRESS) – Un report per denunciare i tagli alle spese e quei fronti rimasti scoperti, con il timore che la crescita si arresti nel 2025 e che in seguito tornino a soffiare venti di crisi: a presentarlo è la Cgil Sicilia, che in un incontro con la stampa nella sede di via Bernabei ha evidenziato come la Sicilia abbia perso 2,6 miliardi di euro con le rinunce a decontribuzione sud (850 milioni), superbonus (1,6 miliardi) e interventi di altro genere (212 milioni).
Il rischio, denuncia il sindacato, è che un’azione del genere possa avere ripercussioni imminenti sull’occupazione: a tutto ciò si aggiungono i timori su una presunta mancanza di trasparenza riguardo a quelle risorse che dovrebbero favorire la crescita, come Pnrr ed Fsc.
“Assistiamo a un continuo taglio rispetto alle risorse destinate al Mezzogiorno, in particolare per quanto riguarda le politiche di sviluppo – sottolinea il segretario regionale Alfio Mannino, – E’ inaccettabile che il governo nazionale abbia cancellato due delle misure che avevano consentito a questa regione di crescere come la decontribuzione sud, che per com’è formulata determina un taglio per le imprese siciliane, e il taglio al superbonus, che ha avuto sulla Sicilia un impatto significativo: in tutto sono 2,6 miliardi in meno per il nostro apparato economico e produttivo. I tagli alla spesa pubblica impattano in modo importante sulla coesione sociale, ma anche università e Comuni hanno subito tagli importanti”.
Tra i fronti rimasti scoperti figurano sanità, trasporti e servizi di assistenza sociale: per quanto riguarda invece i progetti definanziati questi ammonterebbero a 57 milioni per Palermo, 52,6 per Catania e 127,3 per Messina. “Nonostante la Sicilia abbia risorse straordinarie provenienti da Pnrr e Fsc, purtroppo ci sono tanti ritardi e inadeguatezze che fanno sì che queste risorse appaiano come una grande opportunità mancata – prosegue il segretario Cgil, – La nostra preoccupazione è che già dalla seconda metà del 2025 la crescita della Sicilia si fermi, con un impatto negativo sull’occupazione, e che dalla fine del 2026, quando queste risorse non ci saranno più, non assisteremo a quel cambiamento del modello economico e produttivo che auspicavamo: ciò che maggiormente ci preoccupa è che di fronte a queste scelte la Regione non dice una parola”.
Anche sulla finanziaria regionale il parere del sindacato è fortemente negativo: pesa in particolare il mancato ascolto su determinati temi. “Dei 950 milioni in finanziaria regionale nessuno va a favore di sviluppo e occupazione, ma piuttosto verso la moltiplicazione dei centri di spesa – spiega Mannino, – Proveremo a capire insieme a Cisl e Uil che tipo di risposta dare. Nei nostri incontri con la Regione abbiamo formulato proposte che rafforzassero la pubblica amministrazione e la funzione dei Comuni e dessero risposte alla condizione sociale dei cittadini: tuttavia il modo in cui le risorse sono state sparpagliate, tra sagre e attività ludiche, oltre a determinare una serie di squilibri è indicativo di come la Regione non affronta le criticità che affliggono il territorio”.
L’unico provvedimento su cui la Cgil si ritiene soddisfatto è la stabilizzazione a 36 ore settimanali dei lavoratori nel settore dei beni culturali. Dieci invece i punti su cui il sindacato si dice inascoltato: agricoltura, enti locali, disabili, crisi aziendali, borse di studio per idonei non assegnatari, rafforzamento del fondo unico per la cultura, trasporto pubblico locale, strade secondarie, liste di attesa sulla sanità, interventi legislativi sulla continuità territoriale e sui costi dell’insularità.

– Foto: xd8/Italpress –

(ITALPRESS).

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