MANOVRA, CONTE: “NON SIAMO SOTTOMESSI A UE”

“Se non avessimo affrontato la Commissione, e non l’avessimo convinta delle nostre ragioni, non avremmo potuto disporre delle risorse che abbiamo e non avremmo potuto spenderle come avevamo deciso di spenderle. C’erano grandi perplessità in Europa sia su quota 100 sia sul Reddito di cittadinanza”. Così il premier Giuseppe Conte, in un’intervista a Panorama, replicando a chi dice che non c’è stata trattativa perché l’Italia aveva già ottenuto quel che era sul tavolo. “Forse dimenticano che il punto di partenza, quando siamo entrati in carica, era questo: una manovra parametrata su un deficit dello 0,8 per cento e con le clausole di salvaguardia sull’Iva da disattivare per 12 miliardi e mezzo”. Inoltre, secondo Conte “se non fossimo partiti dal 2,4, non avremmo ottenuto mai il 2,04%”. Quanto alla flat tax “sarà del 15% fino a 65 mila euro e del 25% fino a 100 mila euro. E’ un esperimento importantissimo. La Flat tax a cui voglio arrivare non è mini. Questa misura – spiega – a regime deve diventare la più grande e importante opera di semplificazione del sistema fiscale italiano”.

 Poi ribadisce che “questo risultato secondo me è una vittoria per l’Italia”. Quali sono stati i due momenti più critici della trattativa? “Il primo sicuramente quando siamo andati a cena a Bruxelles”, dice Conte, spiegando: “Ho chiamato Juncker per concordare l’appuntamento e – dietro un tono che formalmente era impeccabile –  ho avvertilo la certezza che c’era una decisione presa, e che consideravano l’Italia già fuori. Partendo da questa sensazione, prima della cena, a cui partecipavano gli altri ministri e Moscovici, ho chiesto a Juncker di parlargli in privato per venti minuti. Ci siamo chiusi in una stanza, solo noi due, e ho puntato sulla sua capacità di lettura politica, sulla sua esperienza. Oggi posso dire che ci siamo capiti. Mentre uscivamo mi ha detto: ‘Farò quel che posso per aiutarti’. Lo ha fatto”.

Per il presidente del Consiglio il bilancio definitivo dopo questo braccio di ferro con l’Europa è che “non ci siamo sottomessi. E abbiamo posto le basi per crescere. Ho lavorato molto a livello di rapporti personali. Ho chiamato tutti. Ho fatto attività di persuasione perché ero sicuro delle nostre ragioni. Avevamo un disegno riformatore e dovevamo comunicarlo. So che è stata una soluzione di compromesso, ma sono molto sereno perché so che era la migliore possibile”.

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]