“Sono passati quasi due anni ed è incredibile che siamo ancora in questa situazione. Per la riforma dello sport siamo in fuorigioco, fuori tempo massimo”. Giovanni Malagò non usa giri di parole per lanciare l’allarme. Venti mesi dopo la rivoluzione voluta dall’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti, il Comitato olimpico nazionale italiano e l’intero mondo dello sport sono ancora in una situazione di incertezza, in attesa dell’approvazione dei decreti della legge delega votata un anno fa dal Parlamento. Ma negli ultimi giorni il Testo unico preparato da Vincenzo Spadafora è stato messo in discussione da una parte del Movimento 5 Stelle, lo stesso partito del ministro per le politiche giovanili e lo sport e lo stesso partito che aveva appoggiato con forza la riforma inserita dal precedente Governo nella finanziaria a fine 2018. E oggi si è alzata forte anche la voce del Consiglio nazionale del Coni, che ha respinto “all’unanimità alcuni articoli e passaggi della legge che non rispecchiano le istanze del movimento”, dando delega al presidente Malagò per trovare con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro Spadafora “una rapida ed equa soluzione”.
“Siamo finiti in mezzo a una diatriba tutta politica – ha osservato Malagò al termine della Giunta nazionale al Foro Italico – Il Coni in questo contesto è solo un pretesto per la discussione, ma noi non vogliamo e non possiamo stare in mezzo. Il governo precedente aveva promesso che entro pochi mesi, al massimo entro dicembre 2019, le questioni si sarebbero risolte. Questo governo si è impegnato privatamente e pubblicamente per sistemare una situazione non più sostenibile entro il mese di agosto. Finora siamo stati rispettosi di questi impegni, ora però dobbiamo denunciare la situazione. Non è una pressione, ma una precisa disposizione che il Cio ha manifestato già dall’incontro tra il presidente Bach e il presidente Conte il 24 giugno 2019. Per tutti questi motivi è evidente che chiamerò stasera il presidente del Consiglio, perché il mondo dello sport è arrabbiato. Ci era stato detto che entro domani questa vicenda sarebbe stata sistemata e io dovrò mandare un report al Cio”.
Il rischio, già manifestato dal Comitato olimpico internazionale un anno fa, è grande per l’Italia. “Alcune funzioni che determinano l’indipendenza del Coni non sono nella disponibilità del Comitato: l’ufficio legale, l’ufficio marketing, l’ufficio statistica, l’ufficio amministrativo – ha ricordato Malagò – Stiamo scherzando col fuoco: siamo arrivati al limite, anzi il Cio ci ha anche aspettato troppo. Le conseguenze sono sicure e immediate, non c’è alcuna possibilità che il Comitato olimpico internazionale non intervenga. Peraltro l’Italia non sarebbe la prima e neppure l’ultima: molti paesi, malgrado le ammonizioni del Cio, non hanno voluto applicare i dettami della Carta Olimpica e sono stati sanzionati. Per noi sarebbe un motivo di dolore, una grande sconfitta. Quali sanzioni rischiamo? Dovete chiedere ai dirigenti del Cio, ma la Carta è chiara. Il mio auspicio è che tutto possa risolversi con un testo soddisfacente per tutte le parti”.
Mentre i deputati del M5S provano a fare un passo indietro e incontrano Spadafora per lavorare a “una riforma coraggiosa”, comunque già spostata a “dopo la pausa estiva”, a rinforzare la voce di Malagò sono invece arrivate le dure critiche dei presidenti federali nei confronti del Governo. Se per il numero uno della Federscherma Giorgio Scarso la riforma è “inconcepibile”, per il presidente della Federnuoto Paolo Barelli è “già nel cestino e ora bisogna preoccuparsi delle società sportive che stanno morendo”, mentre il numero uno della Federbasket ed ex presidente del Coni Giovanni Petrucci ha rivendicato il lavoro dei dirigenti sportivi italiani, al centro del dibattito per la disciplina sul limite dei mandati: “Di cosa ci dovremmo vergognare? È diventata una guerra contro di noi e siamo diventati non dico appestati, ma quasi. L’ironia con cui si parla dei presidenti federali è incredibile, visto che lo sport italiano è al sesto posto nel mondo”, ha osservato Petrucci.
Il numero uno della Federazione medico sportiva italiana Maurizio Casasco ha invece chiesto l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché la riforma “viola i più alti principi della democrazia: questa volontà di statalizzare lo sport è inaccettabile, in un momento così difficile del Paese si sta uccidendo il nostro mondo”. “Su moltissimi punti della riforma il Coni non è affatto d’accordo – ha rimarcato Malagò – Ci sono diversi temi che riteniamo non solo sbagliati e ingiusti, ma anche inaccettabili. Al Coni non è stato regalato niente, come qualcuno ha sostenuto, anzi ci aspettiamo che alcune cose vengano chiarite. E sulla disciplina dei mandati penso che non si possa incidere su questa materia così a ridosso delle elezioni. Oggi la Giunta compatta ha chiesto al sottoscritto di evidenziare che siamo non solo stanchi, ma vogliamo vengano riconosciuti nostri sacrosanti diritti, senza sentire interpretazioni a dir poco fantasiose dei fatti”.