La Direzione investigativa antimafia di Palermo ha dato esecuzione a un decreto di sequestro e confisca da 1,5 miliardi, emesso dal Tribunale di Trapani su proposta del direttore nazionale della Dia nei confronti degli eredi dell’imprenditore Carmelo Patti, originario di Castelvetrano, ex proprietario della Valtur, morto il 25 gennaio 2016. L’inchiesta ha portato alla luce gli interessi economici della famiglia mafiosa di Castelvetrano del latitante Matteo Messina Denaro. Carmelo Patti era un muratore in possesso della sola licenza elementare, che è emigrato da Castelvetrano a Robbio in provincia di Pavia il 13 novembre 1960. All’inizio era veramente indigente e possedeva beni ed era un semplice. Ma con le sue capacità ha avviato un’impresa per la fabbricazione di bobine per autovetture Fiat e ha avuto così inizio il suo successo. Inizia così la parabola di Carmelo Patti. I sigilli sono scattati per società, villaggi turistici. Le indagini sono state svolte dalla Dia e coordinate dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto procuratore della Dda Pierangelo Padova in collaborazione con il sostituto procuratore di Trapani, Andrea Tarondo.
Importati per le indagini anche le dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Angelo Siino, Giovanni Ingrasciotta e Antonino Giuffrè, che sono state supportate d accertamenti bancari, che hanno evidenziato una rilevante sperequazione fra i redditi dichiarati e gli investimenti effettuati da Patti, permettendo di accertare i suoi legami con numerosi personaggi organici alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, capeggiata dal super latitane Matteo Messina Denaro. Una figura cardine è stata quella di Michele Alagna, fratello di Franca Anna Maria, la donna che ha dato al super latitante Matteo Messina Denaro, una figlia, non riconosciuta, Lorenza. L’attenzione degli inquirenti si è focalizzata inizialmente sul coinvolgimento negli anni Novata di Patti in un’indagine per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e all’evasione dell’Iva nella quale rimasero coinvolti numerosi personaggi poi risultati vicini ad ambienti mafiosi. Michele Alagna, in particolare, ha ricoperto importanti cariche sociali nelle imprese del gruppo, diventando sindaco effettivo o supplente, presidente del collegio sindacale o amministratore di molte società della catena aziendale.
Alagna aveva, inoltre, delega a operare su una molteplicità di conti correnti, movimentando somme di rilievo in entrata e in uscita. Inoltre custodiva gioielli e oggetti preziosi di proprietà della famiglia Patti, conservati in cassette di sicurezza. Curava ogni procedura economica d’interesse per le aziende. Alagna per gli inquirenti era “un vero e proprio alter ego di Carmelo Patti, in nome e per conto del quale era autorizzato a mantenere rapporti con terzi”. Dagli accertamenti sono emersi anche collegamenti e rapporti intrattenuti da Patti con Paolo Forte organico alla famiglia mafiosa diretta da Matteo Messina Denaro e con Rosario Cascio, indiziato mafioso, il cui patrimonio veniva sequestrato e confiscato dalla Dia.
“La promiscuità con gli ambienti malavitosi è stata confermata anche ricostruendo le operazioni economiche della Cable Sud – spiegano gli inquirenti – da cui sono risultati versamenti, prelevamenti e cambi assegni sui conti di alcuni personaggi di rilievo della criminalità organizzata, vicini a Matteo Messina Denaro, tra cui Santo Sacco, ex sindacalista Uil e postino di pizzini del noto latitante, sul cui conto corrente e su quello della sorella Rosanna sono transitate rilevanti somme provenienti dalle aziende coinvolte nella frode perpetrata dalla Cable Sud”.
Il provvedimento di confisca riguarda 25 società di capitali, attive nel cablaggio di componenti elettrici per autovetture, nel comparto turistico-alberghiero, nel campo finanziario e nel settore immobiliare, quote in partecipazioni societarie, tre resort, un Golf Club, 400 ettari di terreno nei comuni di Robbio, Castelvetrano, Campobello di Mazara, Favignana, Mazara del Vallo, Marettimo, Isola di Capo Rizzuto, Ragusa e Benevento, 232 immobili tra abitazioni, magazzini e aziende, un’imbarcazione in legno di 21 metri la Valtur Bahia iscritta nei registri del porto di Londra e ora in disarmo, ormeggiata nel porto di Mazara del Vallo, rapporti bancari e disponibilità finanziari.