PALERMO (ITALPRESS) – “L’incisiva azione condotta dalla Magistratura e dalle Forze di polizia e l’indubbia maturazione dell’impegno civile contro la cultura mafiosa, di cui io stesso sono stato testimone a Palermo negli anni del mio comando provinciale, hanno certamente depotenziato le organizzazioni criminali e cosa nostra in particolare”. Così, il generale Teo Luzi, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, nel corso di una intervista sul blog del giornalista Giovanni Pepi.
“L’attenzione resta elevata – sottolinea -. I sodalizi hanno la capacità di adattarsi rapidamente ai nuovi scenari e di cogliere ogni opportunità per massimizzare i propri profitti, espandendosi sul territorio nazionale e all’estero”. “In Lombardia e nel Lazio, tra il 2020 e il 2022 – ricorda il generale Teo Luzi – i Carabinieri hanno sequestrato beni a cosa nostra per un valore superiore a 55 milioni di euro”.
“Le mafie hanno cambiato pelle – aggiunge -. Non hanno rinunciato alla forza di intimidazione del vincolo associativo, ma la logica degli affari ha superato la logica della violenza”. “I gruppi mafiosi – spiega – continuano a qualificarsi per la capacità di radicarsi in un territorio, di disporre di notevoli risorse economiche derivanti soprattutto dal traffico di stupefacenti, di influenzare la vita sociale ricorrendo all’uso della violenza, ma anche ricercando un certo grado di consenso”.
“Noi osserviamo i fatti – dice -. Oggi ciò che conta non è più solo a quale ‘famiglià il mafioso appartiene… Valgono molto le relazioni intessute con imprenditori, rappresentanti della pubblica amministrazione e professionisti. Queste relazioni tossiche abilitano le mafie a orientarsi nella complessità del tessuto economico, conquistando nuovi spazi d’impresa. Ovunque ci sia un’opportunità: nel Nord del Paese come all’estero”.
“Io dico – evidenzia il Comandante Generale dei Carabinieri – che la consapevolezza sociale dell’esistenza e della pericolosità della mafia è molto diffusa nel nostro Paese. Ne sono testimonianza le manifestazioni svolte, quest’anno, in diverse città italiane per ricordare i giudici Falcone e Borsellino nel trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Ma anche la grande partecipazione che abbiamo registrato in occasione della commemorazione, sull’intero territorio nazionale, del quarantesimo anniversario dell’assassinio del Generale Dalla Chiesa”. “Il punto è – aggiunge – che se è vero che le mafie mirano a fare impresa, è purtroppo molto battuto anche il percorso contrario: imprese che cercano il contatto con il mondo delle mafie per acquisire condizioni di vantaggio sul mercato. Un opportunismo perverso che ci fa comprendere come, ancora oggi, il disvalore della mafia non sia, in concreto, unanimemente accettato”.
“L’Arma è una macchina molecolare – prosegue -. Stazioni, Tenenze e Compagnie, diffuse ovunque sul territorio nazionale, dalle grandi città ai piccoli centri, formano un sistema integrato di presidio, conoscenza e attività”. “Oggi – aggiunge -, con le altre Forze di polizia, rivolgiamo la nostra attenzione agli interventi del PNRR. Dobbiamo difendere il debito buono degli italiani dalle aggressioni delle mafie e dalle insidie della corruzione. Per questo, agiamo anche sul piano preventivo”. “Abbiamo avviato una proficua attività di collaborazione con la Corte dei Conti, nell’ambito dei controlli concomitanti, previsti dal decreto-legge Semplificazioni – prosegue -. In pratica, la Corte, con l’aiuto dei Carabinieri, monitora le gestioni pubbliche statali in fase di svolgimento e comunica al Ministro competente eventuali irregolarità gestionali o deviazioni da obiettivi, procedure o tempi di attuazione”. “In Italia abbiamo un impianto normativo tra i più avanzati nel mondo. Bisogna piuttosto agire sul piano internazionale – e lo stiamo facendo – per diffondere la nostra normativa ed evitare effetti mongolfiera: Parlo dei capitali illeciti che si fermano dove l’aria è più respirabile perchè la maglia dei controlli è meno efficace”.
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(ITALPRESS).
Mafia, Generale Luzi “Ci sono imprese che la usano per vantaggi di mercato”
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