La Settimana Santa ha prodotto miracoli nelle periferie della classifica esaltando il coraggio della Salernitana e dell’Empoli, ostacoli insuperati dall’Inter e dal Milan; e così la resistenza dello Spezia imbattuto a Firenze, la resurrezione del Bologna splendido vincitore a Bergamo, l’exploit del derelitto Verona capace di piegare il Sassuolo rivelazione (permanente). Cos’è successo? A turbare l’ordine del Campionato c’è l’Europa. Non quella che fa piangere Mancini ma quella che fa sperare Spalletti e Pioli in un insolito derby continentale e Inzaghi in un salvataggio della panca.
Vabbè, martedì e mercoledì saremo in totale Zona Champions. Il Napoli la fa e la farà come usava un tempo, quando si chiamava Coppa dei Campioni. Roma e Lazio cercano di vincere il loro campionato minore, un posto (ben pagato) in Europa nel prossimo massimo torneo. Le milanesi hanno accettato il cosiddetto “rischio Sarri”, ma capovolto: tirarsi indietro in campionato con balordi turnover per garantirsi la Coppa; Sarri – a Napoli – rinunciò a una Coppa per vincere uno scudetto. E perse tutto. A onor del vero, il Comandante esaltato dal tramontato Sarrismo sembra aver ritrovato a Roma la miglior misura tecnico tattica insieme a una filosofia del ponentino che da Comandante lo ha trasformato in Professore. E la Lazio se la gode menando a destra e a manca, povera Juve compresa, ormai incapace di reggere il peso di una penalizzazione che la inquieta e dell’inconsistenza del suo unico vero bomber, Federico Chiesa.
Continuo a sentire inesperti opinionisti e anche giornalisti titolati elogiare il cosiddetto Calcio Moderno e progressista alla faccia del Calcio Antico e reazionario. Non sanno cosa si sono persi. Non hanno idea nè ricordo di quel Milan che passava dall’ostensione degli scudetti alle trionfali esibizioni delle Coppe dalle Grandi Orecchie. Come l’Inter del Mago, pazza e potente, che conquistava tricolori e trofei continentali e intercontinentali nel tempo degli undici che mandavi a memoria perchè al massimo c’era un tredicesimo a turbare l’ordine interno. A proposito di Benfica-Inter, ho appena rispolverato la leggenda della Malediciòn di Bela Guttmann che scattò proprio a San Siro, nella finale di Coppa dei Campioni del ’65 con i portoghesi, sconfitti da un pallone di Jair passato diabolicamente fra le gambe del portiere Costa Pereira. Bela Gutmann, famoso allenatore che aveva fatto vincere due Coppe dei Campioni al Benfica, maltrattato da un dirigente del club lusitano, aveva profetizzato: per cent’anni non vincerete più Coppe. E così fu, i portoghesi persero otto finali. Martedì sera ci saranno ancora le streghe, a Milano?
Era anche il tempo del vincere per vincere non come oggi che si cerca un posto in Zona Champions per arraffare un pugno di euro. Oh, come mi sono divertito, io. Solo il Napoli, di recente, ha onorato il gioco più bello del mondo, insieme alla Juve dei nove scudetti che tuttavia ha depresso il suo spettacolare record avvilendosi in Champions nonostante i grandi investimenti, lo sciupìo di campioni veri o presunti e l’acquisto sprecato di Ronaldo.
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