PARIGI (FRANCIA) (ITALPRESS) – La finale a squadre maschile si apre come le qualificazioni, con Mario Macchiati agli anelli. L’Italia, sesta nel concorso di ammissione, gira insieme agli Stati Uniti, quinti: un’accoppiata che rivedremo anche domani con la femminile. Gli americani sono meno dominanti delle colleghe donne ma comunque fortissimi e precedono di una posizione gli azzurri, che, a loro volta, puntano, zitti zitti, a rosicchiare qualcosa. Quindi, all’interno di una finale galattica, con tutti gli occhi puntati su Cina e Giappone, Bartolini e compagni si giocano la loro sfida nella sfida, fianco a fianco con una delle possibili medagliate. Al castello di Bercy il poliziotto marchigiano porta a casa la sua routine, ostentando ormai un certo agio sugli attrezzi olimpici. L’arrivo stoppato sullo Tsukahara avvitato in uscita gli porta un decimo e 66 in più rispetto a ieri l’altro: 13.566 (D. 5.000 – E. 8.566). Si migliora di oltre due decimi anche il nostro secondo qualificato per la finale all-around di mercoledì 31, Yumin Abbadini, che chiude il suo di Tsukahara avvitato con 13.633 (D. 5.000 – E. 8.633). Leggero passetto all’arrivo invece per Lorenzo Minh Casali, pressochè sulla stessa linea del Concorso I con altri 13.633 punti (D. 5.200 – E. 8.433). Forti del totale di 40.832, alla prima rotazione, i ragazzi di Giuseppe Cocciaro partono con più di quattro decimi rispetto al 40.400 di sabato scorso. Sulla rincorsa dei 25 metri il primo a correre è lo specialista sardo con i suoi 50 tatuaggi che ne disegnano in aria le linee eleganti. Un passetto d’assestamento all’atterraggio del Kasamatsu con un avvitamento e mezzo porta al 14.500 (D. 5.200 – E. 9.300). Parte da 5.2 anche Macchiati che con lo stesso salto – e la penalità di un punto per essere uscito dalla linea – si ferma a 14.300 (D. 5.200 – E. 9.200). Conclude Casali: l’agente di Offagna che studia da nutrizionista si mangia la pedana a cinque cerchi e vola nel cielo francese con i suoi due avvitamenti. Peccato per un altro passetto d’equilibrio laterale; comunque il suo 14.466 (D. 5.600 – E. 8.966) consegna alla squadra 43.266 punti complessivi. I tre decimi in meno rispetto al 43.533 del Q1 ci fanno perdere l’abbrivo iniziale. E gli States sono in fuga, avanti di due punti e sessantasei centesimi, leader provvisori della classifica. Terzo giro ci spostiamo alla parallela e la formazione resta la stessa. Come al volteggio, anche qui rompe il ghiaccio Bartolini, che il 27 luglio, al contrario, era stato l’ultimo sia sugli staggi, sia sulla tavola. Il campione allenato da Paolo Pedrotti all’Accademia di Milano esce con un doppio carpio, ma la sua routine da 5.3 è meno pulita del solito. Il 13.700 del Capitano (D. 5.300 – E. 8.400) è al di sotto del 14.100 di due giorni fa, ma spalanca comunque la strada ai compagni. Macchiati, che aveva penalizzato la sua prestazione in qualifica con un’oscillazione a vuoto (non riuscendo a dare il suo contributo alla squadra), si riscatta con un ottimo 14.333 (D. 5.800 – E. 8.533), dopo aver tolto quel Dyamidov ¼ che gli dava noia. Doppio avanti inchiodato e poi giù ad abbracciare il suo coach, Marco Fortuna. Lorenzo Minh, il talento di Hanoi con il cuore anconetano, conclude il terzetto con uno Tsukahara avvitato e il personale di 14.066 (D. 5.600 – E. 8.466). Al giro di boa l’ItalGAM fa suoi altri 42.099 punti, ricalcando, su per giù, la gara di ammissione con un 126.197 contro il 126.233 di sabato (quando però si poteva scartare un punteggio). Alla sbarra torna ad alzare il braccio per primo Don Mario Pellicina, come lo conoscono sui social. Macchiati, 12.833 (D. 5.000 – E. 7.833) dopo un’ottima sequenza, maltratta un pò il doppio teso con due avvitamenti camminando all’indietro. Dopo il numero uno degli assoluti di Cuneo, tocca al numero due. Yumin, riposatosi per due turni, prima riserva olimpica in questa specialità, ci regala un’altra prova convincente, pur partendo da un decimo in meno. L’aviere bergamasco, cresciuto da Alberto Busnari, segna sul tabellone 14.033 (D. 5.800 – E. 8.233). Purtroppo il sogno dei Giochi Olimpici si trasforma in un incubo per Carletto Macchini, che cade di nuovo sul Pegan e questa volta fa ancora più male perchè con la formula del 5-3-3 della final eight il conseguente 12.766 (D. 5.800 – E. 6.966) entra nel computo generale: 39.632 (più di un punto in meno delle qualifiche). A due terzi di gara, con il punteggio complessivo di 165.829 l’ItalGAM occupa l’ultima posizione provvisoria. Il team USA oramai è volato via e si sta giocando il podio con Cina e Ucraina. In ritardo clamoroso il Giappone, appaiato alla Gran Bretagna. Poi, nella parte bassa Canada e Svizzera sono ancora alla portata degli azzurri. Il tentativo di rimonta comincia in diagonale al corpo libero. La prima rincorsa è di Abbadini che ci regala subito un 14.066 (D. 5.500 – 8.566) che riaccende l’entusiasmo. Continua Casali 13.700 (D. 6.000 – E.7.700), poco preciso sugli arrivi ma comunque solido. E poi arriva lui, “Sua Eleganza” Bartolini che non deve interrogare ‘Saw’, l’enigmista che ha tatuato sulla schiena, per determinare il suo destino. Nicola se lo scrive da solo e il 14.133 (D. 5.900 – E. 8.233) del suo condottiero regala all’Italia un 41.899 che fa respirare. Il traguardo va raggiunto a cavallo, ma più che una parata somiglia ad un rodeo. Yumin è il primo a salire in sella con i suoi Thomas ubriacanti, sotto gli occhi di un Bunsari che per lui non è un elemento ginnico ma un maestro. L’aviere dell’Aeronautica bissa il 14.200 (D. 5.800 – E. 8.400) delle qualifiche. Carlo Macchini cerca di cancellare dalla testa il secondo errore alla sbarra nell’arco di tre giorni, su un elemento, per giunta, che non sbagliava quasi mai, e il 12.766 (D. 5.300 – E. 7.466) è certamente la conseguenza di uno stato d’animo comprensibilmente in down. Il 13.566 (D. 5.700 – E. 7.866) di Macchiati premia la galoppata con il 40.532 di specialità e il totale di 248.260, sufficiente a scavalcare Svizzera (settima con 247.427) e Canada (ultimo a quota 245.426). La Nazionale di Artistica, pertanto, conferma la sesta piazza dalla quale veniva. I “Fantastici Cinque” della FGI possono festeggiare a Casa Italia il miglior piazzamento di squadra da Barcellona ’92, quando Paolo Bucci, Gianmatteo Centazzo, Boris Preti, Ruggero Rossato, Gabriele Sala e Alexandro Viligiardi, orfani dell’infortunato Jury Chechi, ottennero il quinto posto. Intanto in testa alla classifica succede di tutto, lo statunitense Stephen Nedoroscik tira fuori una prova straordinaria al cavallo e con il suo 14.866 trascina Malone Brody, Paul Juda, Asher Hong e Frederik Richard sul gradino più basso del podio. Grazie al totale di 257.793 il Team USA si riprende una medaglia a squadre che mancava da Pechino 2008, quando vinse lo stesso un bronzo, dietro Cina e Giappone. Anche stavolta ha le stesse Nazioni davanti ma l’ordine è invertito. Alla sbarra, infatti, accade l’imponderabile: il cinese Su Weide cade per ben due volte dal ferro e con 11.600 tronca i sogni aurei dei compagni. Il campione olimpico uscente, Daiki Hashimoto, che sale dopo di lui, fa quello che non gli era riuscito in qualifica e con 14.566 sugella il sorpasso. Inutile il tentativo finale Zhang Boheng, che, malgrado lo straordinario 14.733, non riesce a compensare il disastro di Su Weide. Con 259.594 l’Imperatore Hashimoto, Kaya Kazuma, Oka Shinnosuke, Sugino Takaaki e Tanigawa Wataru raggiungono quell’oro olimpico che sfuggi loro a Tokyo 2021 e che il Sol Levante aveva già vinto altre sette volte, l’ultima a Rio de Janeiro con Kohei Uchimura. La Cina, che aveva dominato le qualificazioni e condotto cinque sesti della finale, si lecca le ferite d’argento. Liu Yang, Su Weide, Xiao Ruoteng, Zhang Boheng e Zou Jingyuan con il totale di 259.062 centrano il quinto podio di squadra consecutivo, migliorando di una posizione rispetto a tre anni fa, quando finirono terzi dietro Russia, assente a Parigi per squalifica, e Giappone. Quarto posto per una bella Gran Bretagna che con 255.527 tiene a distanza l’Ucraina di Illia Kovtun, quinta a quota 254.761. I primi quattro posti sono gli stessi dei Mondiali di Anversa. L’unica che fa un balzo in avanti è l’Italia, che in Giappone era l’ottava meraviglia del mondo, e oggi è la sesta.
“È stata una gara di un livello altissimo con pochissimi errori – ha dichiarato in zona mista il DTN dell’Artistica Maschile Giuseppe Cocciaro – Noi su diciassette esercizi abbiamo commesso un solo sbaglio, la caduta di Carlo Macchini alla sbarra, ma anche senza quell’errore saremmo comunque arrivati sesti. Questo, al momento, è il nostro ranking, e non è poco. Da qui ripartiamo. In questa squadra ci sono elementi molto giovani, dietro di loro, tra gli junior, stanno crescendo dei prospetti di valore assoluto, come abbiamo già visto a Rimini. Ecco, vorrei pensare che per la prossima Olimpiade, a Los Angeles, l’obiettivo non sia solo la qualificazione ma quello che faremo dopo. I margini di miglioramento sono tanti. Vorrei che il sesto posto di oggi fosse un trampolino di lancio. La caratteristica di questo gruppo? Sono molto uniti e pronti a correre in aiuto l’uno dell’altro”.
“Sesto posto confermato. Che dire? Se lo fai una volta è fortuna, se lo fai due volte è bravura – commenta a caldo il capitano Nicola Bartolini – Le scelte del DTN sono state quasi tutte giuste. Gli errori fanno parte del gioco. Ha sbagliato anche il cinese. Siamo stati bravi. Mancare per due Olimpiadi di fila e poi arrivare sesti non è una cosa che succede per caso. Il merito è del gruppo. Ritiro? Non ci penso per niente. C’è gente più vecchia di me che ci prova ancora, con scarsi risultati, quindi penso di poter arrivare a Los Angeles nel pieno della forma”. “Sono contento che Elisa stia bene e possa fare la sua finale – esordisce il fidanzato della Iorio, Yumin Abbadini – All’inizio era un po’ giù perché non sapeva cosa avesse di preciso. Ed io con lei. Poi ha fatto i controlli, le terapie, le fasciature e adesso sta meglio. Domani farà la parallela, per fortuna. Anche io ho un’altra finale davanti. Adesso dovrò resettare il cervello, dopo due competizioni a squadre nelle quali ognuno di noi ha dato il massimo. L’obiettivo di partenza è quello di riconfermare l’ottavo posto della qualifica e poi chissà. La gara è gara”. “Alla parallela ho semplificato un po’ – ci svela Mario Macchiati – ho sostituito un elemento di valore D, il Dyamidov ¼ che mi aveva dato qualche problema, con un altro di valore B, perdendo due decimi, ma almeno sono andato più sul sicuro. Mi è toccato riaprire la gara anche questa volta, ma direi che me la sono cavata. Anche io adesso ho l’all-around e senza la responsabilità del punteggio di squadra salirò più tranquillo. Non ho grandi aspettative, ma è una gara che mi sono meritato e me la voglio godere fino in fondo. So di non essere il più forte al mondo, però cercherò di arrivare nella top ten olimpica, come ci ha chiesto di fare il DTN Cocciaro. Il derby con Yumin? Tra di noi c’è più competizione durante gli Assoluti. Obiettivamente, se dicessi di essere più forte di lui, in questo momento, direi una bugia. Ad Anversa dichiarai che Abbadini era il ginnasta che mi aveva sorpreso più di tutti. Anche qui sta confermando tutto il suo valore”. “Ho visto poco la sfida tra Cina e Giappone perché ero abbastanza concentrato sulla mia gara – risponde Lorenzo Minh Casali, l’offagnese di origini vietnamite – Però mi ha stupito vedere l’errore alla sbarra. Tutti davano i cinesi per favoriti, ma io ho sempre tenuto per i nipponici. Sono più simpatici. Lo stile orientale comunque è molto simile. La scuola asiatica è molto avanzata come metodi di allenamento. Ci arriveremo anche noi? Non lo so, per ora ci proviamo”. “Sono orgogliosissimo di aver fatto parte di questa squadra – ci confida Carlo Macchini, visibilmente giù di corda – Ho fatto una preparazione impeccabile, ed è il motivo per cui sono qui. Me la sono sudata fino all’ultimo questa maglia. E anche l’Olimpiade, sognata per anni, me l’ero guadagnata anno per anno. Mi dispiace tanto quindi di non essere stato all’altezza del lavoro che ho fatto, insieme al mio allenatore. Mi dispiace di non aver raccolto quello che ho seminato. Come se avessi piantato un seme di plastica e dopo averlo annaffiato e coltivato questo non fosse sbocciato. Come dico sempre, l’importante non è il risultato ma il percorso che si fa. Anche l’amarezza che sto vivendo so che mi darà la spinta per ricominciare. Non ho alcuna intenzione di mollare. Ho ventotto anni e ci voglio riprovare per Los Angeles. Non finisce qui!”. Adesso i riflettori si spostano sul concorso femminile, in programma martedì 30 luglio dalle 18.15. Come anticipato da Abbadini, gli ultimi accertamenti diagnostici hanno confermato per Elisa Iorio un trauma distorsivo. Tuttavia la modenese potrà essere impiegata alle parallele asimmetriche, l’attrezzo nel quale ci sono meno sollecitazioni per i piedi, al di là dell’uscita. Certo, l’Italdonne perde un doppio avvitamento al volteggio, ma almeno Elisa avrà la gioia di prendere parte ad una finale che si preannuncia leggendaria. Il DTN Enrico Casella, d’accordo con i tecnici Marco Campodonico e Monica Bergamelli, ha deciso cosi di confermare Alice D’Amato su tutti gli attrezzi. Manila Esposito e Angela Andreoli saranno impiegate a volteggio, trave e corpo libero, mentre alle parallele con la genovese saliranno Giorgia Villa e la Iorio.
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