È l'Inter dell'orgoglio che fa suo il Derby. E con merito. È l'Inter che si chiede – ma tutti se lo chiedono – se può andare avanti senza Icardi vista la forza esibita dai suoi attaccanti, autori di tre gol che hanno il senso di una rinascita. Domanda oziosa: abbiamo visto una partita, non una resa dei conti alla faccia del Grande Assente, una partita che il Milan ha peraltro concesso all'avversario di sempre dimenticando la salute che gli era improvvisamente arrivata con Piatek, lui sì assente ieri sera, e con un improvviso ridimensionamento del Perfetto, di Donnarumma che è risultato decisivo almeno in due gol su tre – escluso il bellissimo di De Vrij – anche nel rigore che ha lasciato segnare a Lautaro intervenendo in ritardo. Juve che perde, Inter che vince: per un attimo pensi a un campionato rinato, e invece i 22 punti di distacco dalla Signora dicono che non è cambiato niente. È stato solo un Derby.
Il Derby è più di una fede: è amore. Milanisti e interisti, casciavid e bauscia, ci vanno numerosi, entusiasti e speranzosi, perché è un appuntamento di cuore, quale che sia la condizione presente: nel caso di ieri, un'Inter squassata dal Caso Icardi e con Spalletti sub judice, e un Milan che cerca la rivincita e sottopone il buon Gattuso all'ennesimo esame. Con dedizione intelligente le scorie velenose (ci sono sempre) vengono lasciate all'atto finale, quando le polemiche s'agitano perché è previsto. Quarant'anni fa, quando non c'erano tante tivù ad assorbire i confronti dialettici, le sentenze sgradite, gli errori evidenziati dalla cronaca, era il bar del lunedí – primo processo che precedeva l'istituzione biscardiana – il tribunale dove Oreste del Buono, milanista riveriano, andava a raccogliere impressioni, accuse, difese e sentenze.
L'Inter ha fatto al meglio la sua parte per tutti i 90, con un impeto che forse conteneva anche un soccorso generoso a Spalletti; il Milan, invece, ha concesso un tempo e solo nella ripresa ha mostrato di valere quanto aveva fino a iersera dimostrato, cosí s'è mangiato il piccolo vantaggio sui nerazzurri, tornati terzi e forse fiduciosi in un recupero delle certezze da Champions. C'è da pensare – riascoltando le parole di un Marotta ottimista – che il Derby abbia segnato una svolta nella contesa con Icardi. Ma realismo vuole che si ripensi ad altre partite gettate al vento dai nerazzurri e che ci si chieda se non abbia vinto, una volta di più, lo spirito del Derby.