Lavoratrice partoriente: informazioni utili per le lavoratrici che sono in gravidanza. Quali sono i loro diritti nei mesi successivi al parto.
Il mondo è pieno di donne in carriera, donne che hanno saputo imporsi in campo professionale. Cosa dire delle mamme in carriera? Intanto, l’Italia è uno dei paesi al mondo che offre le migliori garanzie sia in campo di prestazioni di salute che di tutela economica alle donne in attesa e alle neo mamme lavoratrici.
Quali sono i diritti di una mamma lavoratrice nei mesi successivi al parto? Secondo le norme regolate dalla legistazione italiana, le mamme lavoratrici possono conciliare a pieno diritto vita familiare e carriera. A tal proposito è bene che le lavoratrici conoscano il D.Lgs. n. 151/2001 – “Testo unico a tutela della maternità e paternità” una normativa che sancisce i congedi, i riposi, i permessi e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori connessi alla maternità e paternità.
Diritti di una partoriente, tutte le info
Nell’articolo “congedo di maternità” abbiamo già espresso alcuni dei diritti riconosciuti alla donna che ha appena partorito. Al fine di poter conciliare vita familiare e vita professionale, le donne che vogliono mettere sù famiglia potranno godere di diversi diritti
Hanno il diritto di scegliere se essere madre o non diventarlo
Al momento dell’assunzione, possono decidere, ovviamente entro certi limiti, se portare avanti una gravidanza o interromperla, se riconoscere il proprio figlio o darlo in adozione. E’ bene anche precisare che in caso di dolce attesa, la gravidanza va comunicata al datore di lavoro e all’Inps entro il settimo mese di attesa.
Hanno diritto di non essere discriminate
Ciò vuol dire, che non devono sottoporsi a un test di gravidanza per essere certi che non siano incinta, tantomeno il datore può chiedere se desiderano o meno dei figli.
Hanno il diritto a non essere licenziate
Coloro che scoprono di essere in dolce attesa non potranno essere licenziate (se la causa è circoscritta alla gravidanza) almeno fino al compimento di un anno di età del bambino.
La legge tutela la lavoratrice anche nel caso in cui la stessa presenti le dimissioni volontarie riconoscendole l’indennità di maternità che va dall’inizio della gestazione fino al compimento di un anno di vita del bambino.
Hanno diritto a un congedo di maternità
Hanno il diritto ad essere retribuite dopo la nascita o l’adozione di un figlio. Potranno astenersi dal lavoro per cinque mesi: due mesi prima del parto e tre mesi dopo.
Hanno il diritto di svolgere mansioni più leggere
Seppur temporaneamente, avrranno diritto di svolgere una mansione diversa da quella che svolgevano prima di scoprire la gravidanza. Potranno svolgere solo compiti salubri, poco faticosi e per nulla nocivi. E tale diritto verrà conservato anche durante la fase dell’allattamento al fine di tutelare non solo la salute delle mamme, ma anche quella del figlio appena nato.
Vi sono, poi, dei casi particolari nei quali hanno diritto a un periodo di congedo maggiore. E nello specifico se:
- durante la gravidanza presentano problemi di salute (cosiddetta gravidanza a rischio). In tal caso, avranno il diritto di usufruire del congedo obbligatorio anticipato
- se hanno un parto prematuro. Potranno, infatti, usufruire dei giorni non goduti prima del parto nel periodo di astensione obbligatoria post-parto
- se subiscono un’interruzione di gravidanza (prima del 180° giorno di gravidanza) o la perdita del figlio subito dopo la nascita: hanno diritto, se lo vogliono, di astenersi dal lavoro per l’intero periodo di congedo di maternità.
Hanno diritto di accudire il figlio al meglio
Le donne che hanno appena partorito, al rientro al lavoro e per l’intero primo anno di vita del bambino, hanno il diritto di usufruire dei permessi giornalieri necessari per garantire ciò di cui necessita il figlio. Il permesso ha la durata di due ore al giorno, se si tratta di un lavoro a tempo pieno, oppure di un’ora, se la giornata di lavoro ha la durata di sei ore
Hanno diritto alla privacy
Le donne che scoprono di essere in dolce attesa hanno il diritto alla privacy. Ciò vuol dire che quando devono presentare al proprio datore di lavoro il certificato di assistenza al parto possono far cancellare i dati riguardanti la loro salute ed il tipo di parto a cui sono state sottoposte. Potranno limitarsi a indicare la data di nascita del piccolo e i dati di riconoscimento della madre. Anche l’Inps è tenuto alla privacy e può avvalersi solo dei dati utili all’espletamento delle proprie mansioni.