Infibulazione: cos’è

Infibulazione: cos’è e chi la pratica. Informazioni dettagliate su quella che viene definita impropriamente la “circoncisione femminile”.

L’infibulazione è una pratica di mutilazione genitale femminile, spesso definita impropriamente “circoncisione femminile”. Non si può affatto parlare di circoncisione femminile in quanto tale pratica è del tutto differente e molto più invasiva. Si parla di “circoncisione femminile” perché molti testi (anche “testi sacri”) vanno a tradurre il termine “infibulazione” come “circoncisione” facendo riferimento ai genitali femminili.

Infibulazione: cos’è

Tale pratica consiste nell’asportazione della clitoride, delle piccole labbra e di una componente della grandi labbra vaginali. La porzione asportata viene “cauterizzata”, cioè viene bruciata.

All’asportazione segue poi la cucitura della vulva, lasciando solo aperto un foro per consentire il deflusso dell’urina e del sangue durante le mestruazioni.

Tale pratica ha origini religione ed è ancora oggi adottata in molte zone dell’Africa, della penisola araba e del sud-est asiatico.

Anche nelle zone in cui l’infibulazione è stata vietata, purtroppo, le comunità continuano a praticarla. Per esempio, in Egitto, nonostante il divieto di infibulazione si stima che oltre l’85% delle donne abbia subito l’infibulazione. In Somalia, si stima che il 98% delle donne abbia subito l’infibulazione.

Infibulazione come pratica religiosa

L’infibulazione è praticata nella Religione musulmana. E’ importate sottolineare che le parole infibulazione o “escissione del clitoride” non sono presenti nel Corano ma sono presenti in numero testi sacri per l’Islam (Hadith). L’Hadith è un racconto sulla vita del profeta Maometto. Fa parte della “Sunna”, cioè parte della “fonte della legge islamica“. L’Islamismo si può infatti considerare la “religione del libro” in quanto i seguaci di Maometto continuano ad rispettare i codici di condotta del Corano senza mai riadattarli al contesto sociale.

Al danno la beffa 
Non solo la gran parte delle donne musulmane subisce tale pratica ma la giurisprudenza coranica (cioè la parola/legge del Corano) ammette, tra le cause di divorzio, anche i difetti fisici della sposa anche quando questi sono derivati da un’infibulazione mal riuscita.

Per l’Islam l’infibulazione è necessaria per mantenere intatta l’illibatezza della donna. In Somalia una donna che non è stata infibulata viene considerata impura e rischia di essere emarginata dalla società oltre che non trovare marito.

L’infibulazione non è solo una pratica religiosa

L’infibulazione si può riscontrare nei paesi islamici (cioè dove si pratica la religione musulmana) ma anche in zone dove l’islamismo non è praticato.

  • Egitto
  • Sudan
  • Somalia
  • Eritrea
  • Senegal
  • Guinea
  • Nigeria (anche se è stata vietata nel 2015)
  • Niger

L’infibulazione non è solo una prescrizione religiosa ma anche una pratica culturale. Tale pratica, infatti, non viene assunta da tutta la totalità dei musulmani ed è pratica anche in zone che non hanno nulla a che vedere con la religione islamica.

Nel Cristianesimo le mutilazioni sono considerate un peccato contro la santità del corpo e sono pertanto proibite.  In Niger, per esempio, molte donne che hanno subito l’infibulazione sono cristiane e hanno subito tale mutilazione genitale per questioni legati alle tradizioni locali e a fattori culturali. Vi sono poi religioni tribali che conservano la mutilazione genitale e la praticano nonostante la successiva cristianizzazione.

La defibulazione

Solo dopo le nozze, per consumare il matrimonio, è possibile la defibulazione, cioè la “scucitura” della vulva che, in molte culture, non viene effettuata da un medico ma direttamente dallo sposo, prima di consumare.

Le puerpere, le vedove e le donne divorziate devono subire una nuova re-infibulazione con lo scopo di ripristinare la situazione di purezza prematrimoniale.

Da un punto di vista medico, tale pratica, oltre a essere estremamente dolorosa, dà vita a cistiti, ritenzioni urinarie, blocchi urinari, infezioni vaginali… l’asportazione totale o parziale degli organi genitali ha lo scopo di impedire alla donna di conoscere l’orgasmo ottenuto dalla stimolazione della clitoride.

Altre complicanze mediche si hanno al momento del parto, in quanto il tessuto cauterizzato va a generare una massa cicatriziale poco elastica che può causare danni neurologici al bambino. Nei paesi in cui è praticata l’infibulazione è molto frequente la rottura dell’utero durante il parto con successiva morte della madre.

Infibulazione in Italia

Secondo uno studio di Aldo Morrone e di Alessandra Sannella, in Italia le donne infibulate sarebbero circa 35.000 e ogni anno le bambine immigrate a rishcio sarebbero dai 2.000 ai 3.000.