Lenzi “La cultura del politicamente corretto è perversa”

ROMA (ITALPRESS) – “La cultura del politicamente corretto è perversa perchè si basa su un senso di colpa. Nasce inizialmente per battaglie giuste, per includere. Poi è diventata ideologia che gioca sul senso di colpa”. Lo ha detto Massimiliano Lenzi, autore di “Non me ne frego. La crisi delle democrazie occidentali (e Giorgia Meloni non c’entra)”, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. Il titolo del libro “è un impegno pratico a non fregarsene dei sintomi della crisi della democrazia che viviamo anche noi nei Paesi liberi, che sono cominciati in maniera esplicita nei periodi duri e cupi del Covid e sono proseguiti, per aspetti diversi, in questi mesi di tensione, con una guerra nel cuore dell’Europa e con l’invasione russa dell’Ucraina e si respirano poi nella nostra quotidianità”. Altro tema, legato al politicamente corretto, è quello della cancel culture. “A Hollywood, quella che per noi è la fabbrica dei sogni, stanno dibattendo sul fatto che il ruolo di un gay possa essere interpretato solo da un gay o quello di un nero lo possa fare solo un nero. E’ chiaro che c’è una follia che si basa sul senso di colpa, ma anche sulla perdita del valore di ciò che siamo stati”.
Dall’America “parte tutto, non solo perché sono più bravi, ma perché sono all’avanguardia. Pensiamo all’avanguardia tecnologica, alla Silicon Valley che, da questo punto di vista, è un miracolo. Da là viene tutto più velocemente, perché essendo la vera potenza occidentale sono molto avanti e fanno da apripista. Poi sono un grande Paese, che prima aveva anche una sua etica: penso ai duelli tra Reagan e i democratici di allora. Il duello che c’è stato (e anche gli argomenti usati) tra Biden e Trump e viceversa non sono bellissimi: il rischio fascismo quando Biden parla di alcune cose proposte da Trump, Trump che dice che Biden è anziano… io mi preoccupo se la grande democrazia americana non riconosce più nell’avversario la legittimità di combatterlo per le sue idee, ma lo mette da parte col pregiudizio”, spiega. E a proposito di fascismo, in Italia, il dibattito “è sganciato dalla realtà e denota anche la pigrizia di cercare le ragioni della nascita della democrazia. Una democrazia è forte quando è attuale e contemporanea: una polemica come quella della campagna elettorale fatta dal PD sul tema del fascismo e sul rischio della destra è vecchissima, superata, era un film dal secolo scorso e infatti hanno perso”, sottolinea.
“Chi usa il fascismo per criticare tutto ciò che non gli piace non si rende conto che fa un’operazione terribilmente banale, perché se tutto è fascismo, niente è fascismo”. Alla salute della democrazia è legato anche l’astensionismo, “che oggi colpisce anche regioni in cui c’è una buona qualità della vita. La salute del nostro corpo elettorale ci dice come sta la democrazia: secondo me, non benissimo”, dice Lenzi. “Il dibattito su fascismo e antifascismo non interessa, la politica si è scollata dai problemi reali. Interessa di più la praticità della realtà, cosa succede nella mia Regione, la sanità, le tasse”, continua. “Poi c’è un altro elemento: non votare è una forma di identità. Non voto, dunque sono”.

– foto Italpress –

(ITALPRESS).

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]