L’ENTUSIASMO E I ‘CORBELLI’ DI SPALLETTI PER UN NAPOLI DA SCUDETTO

Spero non vi siate stupiti dei festeggiamenti di Spalletti alla fine di Salernitana-Napoli. Esagerati? Puro esibizionismo? No. Io mi sono segnato la partita e la data a futura memoria: perchè ho visto finalmente il Napoli da scudetto in un confronto battagliato come una finale di Coppa. Ho visto il Napoli, mai sconfitto e supervittorioso (10 su 11), non pretenzioso come quello di Benitez, incompiuto purtuttavia incensato come quello di Sarri, disanimato come quello di Ancelotti, complessato come quello di Gattuso. Ho visto un Napoli fiero di una valente fisicità richiamata in assenza “voluta” per prudenza di Insigne e Osimhen – vale a dire classe e potenza ad alto livello – senza fare una piega, anzi suscitando nei presenti la voglia di compensare la mancanza degli assi con prestazioni eccellenti, generose, solidali; riconoscendo, nel contempo, il valore degli avversari. Che infatti hanno reso dura la vita agli azzurri sfiorando addirittura la vittoria.
Ho registrato un altro dettaglio significativo: l’evidente, esplosiva partecipazione di Spalletti allo spettacolo dell'”Arechi” – pubblico strepitoso e strepitante compreso – più di quanto l’accalori la intiepidita e striminzita tifoseria del “Maradona”; più di quanto lo coinvolgano le tavolate più o meno rotonde o rettangolari dove a Napoli si discutono dettagli polemici o complotti che a Spalletti fanno l’effetto di fastidiose seppur impotenti zanzare. E’ bastato sentirlo in tv, nel dopopartita di Salerno, e tradurre pensiero e parole (queste edulcorate in rispetto della fascinosa e brava Giorgia Rossi) in uno slogan antico e efficace: “Non rompetemi i corbelli” (termine in uso dalle mie parti, a Rimini: vi ricorda qualcosa?). Questo è il miglior Spalletti possibile, sereno e battagliero insieme, allegro e astuto (e spero che abbiate capito che sentirsi chiamare Spallettone dal Mou non gli ha fatto un baffo, mentre tutti pensavano che se lo fosse goduto). In vena di onesta generosità aggiungo le ultime parole di Spalletti che mi hanno conquistato: “A inizio stagione ho detto che lamentarsi è da sfigati ed è così anche per le decisioni degli arbitri che possono sembrarci sfavorevoli”.
Non solo: anche per assenze potenzialmente esiziali superate disinvoltamente. Il che rafforza i panchinari chiamati a sostituire i presunti Indispensabili. Tutti santi, gli azzurri.
E per finire: si goda finalmente, il Napoli, il crollo della Juve. Per milioni di odiatori della Signora è festa, per gli azzurri la liberazione da un incubo decennale. La Juve una persecuzione. Il Milan di Pioli e Ibra che incalza è solo un avversario. Da battere.
(ITALPRESS). ([email protected])

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