Ho visto Raspadori vincere la partita più attesa. Era in agguato, lucido, preciso, implacabile. Gol. Alla faccia – mi si permetta la leggerezza – di Garcia e di Mazzarri che lo sottovalutavano mentre io ne difendevo il ruolo decisivo. Finalmente ha avuto l’occasione e l’ha freddamente colta. Adesso voglio vedere se e come il Napoli riuscirà a risalire la china fino alla Zona Champions. L’avverto – amichevolmente! – che dovrà vedersela con il (mio) Bologna, diventato da sogno solida realtà.
Onestà vuole che si spendano parole di elogio anche per la Juventus che ha combattuto da valorosa sfortunata. Il suo valore rende prezioso il successo del Napoli. Ma non consola il popolo bianconero.
Piaccia o no agli incontentabili – e schizzinosi – tifosi bianconeri, la Signora è l’assoluta protagonista – anche negativa – del calcio nostrano. Calcisticamente, fornisce quotidiana materia d’interesse con gli angosciosi interrogativi sul destino di Allegri. I suddetti schizzinosi non gli danno conto dell’abbondante raccolta di scudetti fatta nelle sue (storiche) stagioni, sognano – i futuristi – Zizou Zidane, i reazionari Antonio Conte.
Inascoltati, naturalmente, dalla società che ha ben altre rogne da grattare sicchè la panchina della Juve è l’ultimo problema.
Qualcuno avanza l’ipotesi che l’assenza di Pogba sia un problema della squadra, balle: il club non è andato in sofferenza per colpa di Ronaldo, ma per la costosa inutilità del francese culminata nel doping, in quattro anni di squalifica. La fine di un investimento in una valanga di milioni scatenata dal bravo quanto avventuroso Raiola. C’è di più: John Elkann ha problemi…di mamma e nello sport preferisce dedicarsi al futuro della Ferrari che non ha cent’anni agnelleschi ma è comunque la ricchezza di famiglia.
E le spiate dove le mettete? L’ultimo scandalo italico, organizzato nel cuore dell’Istituzione e indagato dalla Procura di Perugia, riguarda non solo i politici e certi imprenditori ma la Juventus. Non per il finto italiano di Suarez ma per l’indebita appropriazione mediatica di documenti riservati di Andrea Agnelli, Massimiliano Allegri, Cristiano Ronaldo e del presidente Figc Gabriele Gravina, per molti accostamento non casuale.
Se a Torino parlano di persecuzione non hanno tutti i torti.
Dallo scandalo emergono indiscrezioni riguardanti anche i dati sensibili di Claudio Lotito e mi piace immaginare che il presidente della Lazio abbia raccolto in dossier tante prove per portare alla ribalta – e alla sbarra – la classe arbitrale. La partita Lazio-Milan non è l’ultima ma la più vergognosa esibizione del Mondo Var, per l’occasione rappresentato dall’arbitro Di Bello. Le acrobazie – in buona fede – di Rocchi non salveranno la confraternita colpevole di aver cercato, ottenuto e gradito la tecnologia che la sta condannando alla sparizione. Al proposito, mi infastidisce l’arrivo in gruppo – dietro a me, da anni solitario fuggitivo – di sapientoni che hanno tardivamente scoperto la sciagurata Var e la criticano dopo averne esaltato le qualità. La Pacificatrice del povero Tavecchio – intortato da figurone arbitrali – è diventata la Madre di tutte le Risse. Com’è capitato in altri tempi – e in altre situazioni – ho denunciato quasi solo la procurata rovina del calcio ma pur di vederla cancellata accetto anche mala compagnia.
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(ITALPRESS).
LE PENE DELLA JUVE, LA PENA DELLA VAR
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