Luca Campedelli, presidente del Chievo, ha appena compiuto – come s'usa dire – i suoi primi cinquant'anni. Avrei voluto dire "festeggiato" ma se avesse qualche peso la disperata avventura della sua squadra, sesta sconfitta consecutiva e un fastidioso sottozero, si dovrebbero escludere torte, candeline e canzoncine. Eppure. Chi lo conosce bene lo dice molto pratico, senza quell'eterno sorrisino potrebbe essere anche cinico. Insomma, si dice che da quando l'hanno condannato per quella storia delle plusvalenze – e gli è andata bene, 3 punti di penalizzazione rispetto alle disastrose previsioni – si sia come messo il cuore in pace, pensando più al futuro che al presente. Un passaggio in B cosa sarebbe, rispetto al miracolo di 17 campionati giocati in Serie A dopo avere fatto una scalata storica dalla Lega Regionale Veneta del 1968 (quando nasceva Campedelli) alla massima serie nel 2001? Non diamo per scontata la resa del presidente che da 26 anni sta in trincea ma sono le parole di Ventura – due sconfitte su due – ad aprire scenari di puro pessimismo. A Cagliari la sconfitta non l'ha amareggiato più che tanto, anzi, ha visto la squadra crescere: "Abbiamo fatto quasi un tempo, adesso proveremo a allungare a un'ora". Mancava dicesse "siamo usciti a testa alta" e invece è andato oltre, quasi spiegando i progetti più o meno segreti del presidente: "La penalizzazione pesa molto sul piano psicologico, ma adesso dobbiamo creare i presupposti per fare qualcosa: se non sarà possibile salvarsi bisogna ringiovanire l'organico e pensare a ricostruire in vista delle prossime stagioni". È cosí, Campedelli ha pensato al futuro e scegliendo Ventura, che se ne intende, ha garantito che il Chievo sia in buone mani per l'eventuale risalita. Fanno comunque effetto, le parole del tecnico, perché rammentano il progetto di rinascita della Nazionale dopo la storica bocciatura svedese: ringiovanire e ricostruire. Tavecchio, presidente di un ente pubblico, ha dovuto dimettersi; Campedelli, presidente di un club privato, può fare quel che vuole, anche regalare panettoni a tecnici perdenti (solo a D'Anna è stato negato). Ma se domani, per puro caso, il predecessore di Ventura in Nazionale, Antonio Conte, fosse chiamato a sedere sulla panchina dei blancos, non gli salterebbe agli occhi la differenza, chi al Chievo chi al Real? Ma a Chievo – va ricordato – gli asini volano…
Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]