Con l’aria che tira c’è tanta voglia di Libro Cuore. Ma non mi offrono atmosfere deamicisiane Pirlo – nonostante sia attivo in Torino, tutto preso dalla cura dei dettagli ignorati dai suoi “ragazzi” distratti – nè tantomeno Conte che invoca, giustamente, lo Spirito Killer del tutto mancante ai “ragazzi” suoi (“sò ragazzi!” – sembrano dire i due mister – come piaceva a Gigi Proietti). Juve e Inter si sfidano per ora a pareggi, ma se per loro l’1 a 1 dice di due punti perduti, per Lazio e Atalanta vale due vittorie. Non solo morali e spesso inutili. Vittorie che produrranno vittorie.
Il gol di Caicedo al 94′ non ha rivelato soltanto la perdurante inconsistenza della retroguardia bianconera – problema che Pirlo ha promesso di risolvere – ma la potenza del gruppo laziale, e dico di solidarietà, passione, voglia di battersi contro i nemici moltiplicatisi come i tamponi di Lotito; se ha sbagliato la società, tecnico e giocatori non c’entrano e l’hanno dimostrato battendosi fino alla fine con coraggio – sollecitati dalla voglia di farsi giustizia – contro una squadra superiore per mezzi tecnici, la squadra dell’implacabile CR7, mentre a loro mancava Ciro Immobile, il bomber rivale trascinato incolpevole in uno scandalo demenziale. L’abbraccio esaltato di Simone Inzaghi a Caicedo – manifestazione da vittoria in una finale di Champions – è stato bellissimo, un’occasione per dimostrare almeno ai detrattori del gioco più bello del mondo quanta forza morale c’è nel calcio, quale capacità di reagire a scandali e cattiverie. Così abbiamo vinto due Mondiali, nell’82 e nel 2006.
L’altro teatro per una pièce deamicisiana, Bergamo, la città della Dea che ci ha abituato a forti passioni per amore e dolore. L’Atalanta non ha solo confermato le difficoltà caratteriali dell’Inter di Conte ma ha offerto due storie che spiegano la forza di questo club di provincia diventato protagonista nazionale e confermano le qualità di Gasperini, un tecnico da “panchina d’oro” permanente. Il gol del bellissimo pareggio l’ha realizzato Aleksej Andreevic Miranchuk, venticinquenne russo di Slavjansk-na-Kubani, esordiente in serie A e destinato sicuramente ad arricchire il club quando a Percassi giungeranno le solite ricche offerte delle “grandi”. Come se non bastasse aver trovato l’esordiente goleador, l’Atalanta ha offerto ai suoi tifosi e al calcio italiano (anche azzurro, immagino) un ragazzone dì diciott’anni, Matteo Ruggeri, che ha giocato con sicurezza tutta la partita e alla fine (certo da lettore del Libro Cuore) ha sciorinato in tivù una felice storia d’amore per il pallone e per la Dea. Che dire? Grazie.
LAZIO E ATALANTA, STORIE DA LIBRO CUORE
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