FIRENZE (ITALPRESS) – In un Festival del Lavoro che affronta il tema dell’impatto dell’Intelligenza artificiale sul lavoro, il Centro studi #IlLavoroContinua ha scelto di circoscrivere la questione al microcosmo della relazione tra lavoratore e azienda. In particolare, ha voluto esaminare lo stato della normativa regolatrice dell’IA nel rapporto di lavoro, nel suo pieno divenire, che inizia ad apparire sia nella regolamentazione europea sia in quella nazionale, per la creazione di nuove tutele giuridiche e per l’adattamento di quelle tradizionali alle nuove procedure.
Il presidente del Comitato tecnico-scientifico del Centro studi, l’avvocato Fabrizio di Modica, ha esordito affermando: “La nuova normativa insegue il futuro che è già arrivato”. In altre parole, per quanto il legislatore cerchi di far presto, la velocità con cui l’IA interviene sul mercato del lavoro rende impossibile quell’andare “pari passo” che garantiva la presa forte del diritto sulla realtà. Eppure, sia la normativa europea sia il Ddl italiano ribadiscono principi forti, e altri ne introducono, per combattere il rischio di una “discriminazione algoritmica”. Per questo Di Modica ha inquadrato i concetti base legati al diritto del lavoratore alla propria identità e all’autodeterminazione e ha identificato i nuclei normativi tradizionali che contengono i limiti e le tutele con cui si scontrerà qualsiasi nuova procedura legata all’utilizzo dell’algoritmo.
Questi ultimi sono stati analizzati da tre componenti del Comitato tecnico-scientifico del Centro studi. Tiziana Orrù, presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Roma, ha affrontato le questioni etiche, di sicurezza e di trasparenza poste dall’utilizzo delle nuove tecnologie sul luogo di lavoro, con particolare riferimento ai limiti imposti dagli artt. 4 e 8 dello Statuto dei Lavoratori e dal Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR) in materia di protezione dei dati personali nel caso di processi decisionali automatizzati.
Giuseppe Tango, magistrato della Sezione Lavoro del Tribunale di Palermo, ha illustrato la posizione della giurisprudenza in merito al rapporto tra IA e il Decreto legislativo n. 81/2015 (art. 47 bis e ss.) in materia di tutela del lavoro tramite piattaforme digitali, con particolare riferimento all’ormai celebre caso dei “riders”.
Antonino Alessi, presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Palermo, è intervenuto in merito al cosiddetto Decreto Trasparenza (D. legislativo 81/2015) in materia di obblighi informativi nel caso di utilizzo di sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati, analizzando la questione anche dal punto di vista degli oneri per il datore di lavoro. Il suo intervento si è chiuso con una proposta interessante: prevedere quanto prima la figura del Responsabile dei lavoratori per l’IA, così come esiste nel settore della sicurezza.
E si arriva così a una questione cruciale: il ruolo delle parti sociali nella partita in gioco. Per Andrea Cafà, presidente dell’associazione di imprese CIFA Italia e del fondo interprofessionale Fonarcom “non si può lasciare il compito di disciplinare questa materia unicamente al legislatore. E’ un compito impari che, come detto, vedrà la norma sempre in ritardo sulla realtà che cambia. Direi che al legislatore spetterebbe formulare una disciplina quadro, lasciando alle parti sociali normare alcuni aspetti con le regole puntuali messe in campo dalla contrattazione collettiva di qualità di Cifa Italia e Confsal”.
La proposta di Cafà viene rilanciata dal segretario generale di Confsal, Angelo Salvatore Margiotta: “Le parti sociali hanno affrontato in questi ultimi anni diversi tipi di sfide ma quella dell’IA è una vera sfida esistenziale che riguarda lavoratori e datori di lavoro. Alle sfide che ci hanno coinvolto insieme con Cifa Italia, abbiamo risposto attraverso una molteplicità di intelligenze: mentale, culturale, sindacale, contrattuale. Grazie al reciproco riconoscimento rispondiamo oggi con l’intelligenza relazionale. L’intelligenza che sovrintende al nuovo modello di relazioni industriali di Cifa e Confsal”.
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