VENEZIA (ITALPRESS) – “Nuovi spazi, nuove attrezzature, un team di professionisti di primo piano. Sono i risultati raggiunti dalla PMA dell’Azienda Ospedale Università di Padova, il Centro di Procreazione Medicalmente Assistita. Sicuramente tra le nostre eccellenze regionali, un centro di riferimento a livello nazionale per la cura e la tutela della salute riproduttiva. Anche in quest’ambito Padova, ed il Veneto, hanno fatto molta strada. Oggi celebriamo un importante traguardo. In 25 anni, questo hub, non solo ha saputo crescere, ma è diventato la seconda unità in Italia, dopo Bologna, per i trattamenti di preservazione della fertilità in pazienti oncologici. Questo significa offrire una prospettiva e dare una speranza a tutte quelle giovani ragazze che combattono contro patologie oncologiche o diabetiche ma avrebbero anche il desiderio, in futuro, di poter diventare madri”. Lo ha detto l’assessore alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, oggi a Padova in occasione dell’inaugurazione della nuova struttura dedicata alla procreazione medicalmente assistita dell’Azienda Ospedale Università di Padova, diretta dalla professoressa Alessandra Andrisani e oggetto di un importante investimento di oltre 4milioni di euro
Lo spazio, di 563 mq, è dotato di quattro ecografi di ultima generazione che consentono lo studio in 3D dell’utero, di attrezzatura per la sala operatoria e per il laboratorio, di apparecchiature per ICSI, ovvero l’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo, di due microscopi, di una banca criogenica per la conservazione di gameti e tessuti, di analizzatori computerizzati per l’analisi cinetica del liquido seminale ed incubatori che permettono di visualizzare in tempo reale lo sviluppo dell’embrione. “Ad oggi, la PMA di Padova, individuata come centro hub dalla nostra delibera del 2022 che ha costituito la rete Veneta della PMA, sono state prese in carico 10mila coppie, effettuati 6mila trattamenti e ci sono state 200 preservazioni della fertilità – ha proseguito Lanzarin -. Numeri che indicano il ruolo determinante che ha questa struttura rispetto al territorio, dalla presa in carico, che richiede tre mesi per una prima visita, ai trattamenti e ai controlli per i quali non ci sono liste di attesa. Per il Veneto si tratta di una vera punta di diamante che garantisce l’accesso alla procreazione assistita ed è sinonimo di progresso e speranza grazie agli studi e ai protocolli legati all’oncofertilità”.
foto: ufficio stampa Regione Veneto
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