Sfiorata la tragedia a Firenze, resta accesa una preghiera per la salute di Edoardo Bove. E lo spettacolo secondo regola continua.
Il tema è prendere il Napoli. Che fugge, come due anni fa, ma con uno stile nuovo che sa d’antico. Conte non soffre l’1 a 0, anzi lo coltiva saggiamente, intendendo – senza dirlo, ma i fatti parlano – bissare il trionfo di Spalletti. A modo suo. Senza sfarzo, senza chiassosi esclamativi. Come faranno a sopportarlo – mi chiedevo – i tifosi napoletani della tradizione qualunquista sfidata solo da Maradona? Ho incancellabile il ricordo delle stagioni di Edy Reja, il grande praticone respinto dai sapientoni mentre salvava il Napoli e lo vestiva di nuovo per presentarlo in Europa. Riuscendo nell’impresa. Conte fa così, con i suoi potenti strumenti già offerti alla vittoria, e come sempre chi vince ha ragione. Piace a chi lo rispetta, ne condivide la tattica, e a chi lo detesta per la sua incancellabile juventininità. Ma se vince… “Vincere è l’unica cosa che conta” a Napoli avrebbe potuto dirlo solo Pesaola. Se n’è andato da quasi dieci anni. Mi manca.
Nel frattempo Antonio Conte si propone non solo come guida, anche come amante. E’ andato a rendere omaggio al mural di Maradona, canticchia “scurdammoce ‘o passato”, si prepara a cantare “O surdato ‘nnammurato”. Vedete? Meno con un sorriso il can per l’aia. Con l’aria che tira preferirei dormire. Forse sognare…
Il Milan s’è svegliato, la Lazio ha perso, l’Inter e la Fiorentina non hanno giocato, stasera c’è l’Atalanta, forse la più bella del Reame. E intanto Motta sogna e crede di realizzare solo dopo un’ora abbondante di tormento. Mi ha colpito, sere fa, vederlo condividere un turno di Champions con il suo ex bel Bologna disarmato. E ho pensato che ai suoi ex tifosi traditi alla fine restava una sola consolazione: è messa male anche la Juve. Mal comune… Poi Ndoye, uno degli svizzeri che umiliò gli azzurri di Spalletti, è tornato a colpire e con una doppietta il Venezia e ha rilanciato il Bologna di Italiano. Adesso tocca alla Juve, mi son detto mentre cominciava la sfida di Lecce. Ma la Signora continuava a soffrire con i giallorossi del Mago Corvino che resuscita Giampaolo. Dica quel che vuole, Motta, continui pure a lamentarsi per i nove-assenti-nove Vlahovic compreso, ma leggete i nomi di chi è rimasto da mandare in campo: è obiettivamente una bella squadra, Cambiaso, Thuram, Conceiçao, Yildiz, e Weah su tutti. Non mancano gli uomini, manca il gioco.
Alla fine i “divini” s’afflosciano e il problema tenta di risolverlo Cambiaso, l’italianuzzo di turno, con l’aiuto di Gaspar che spiazza Falcone. E il migliore è il bombardato Perin. Che al 93′ è abbattuto dal drone di Giampaolo, Ante Rebic, partito dalla panca per decidere il risultato con un gol bellissimo suggerito da Krstovic. Un voto finale? Applausi all’impegno e al coraggio del Lecce. E la Juve? Gioco o mercato, Giuntoli pensaci tu.
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(ITALPRESS).
La preghiera per Bove e la fuga del Napoli in stile Conte
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