LA POTENZA PSICOLOGICA DI MOU E L’ASTUZIA DEL MAESTRO SARRI

Si aspettava la vendetta di Dybala, è arrivata la frustata di Mancini a una Juve inguardabile, scoraggiata, nervosa, svegliata solo nel finale dall’orgoglio, infine punita dalla frustrazione esibita per tutti da Kean. A guardare Pogba, modesto partecipante, si capisce il dramma di Allegri. A guardar la Roma, tutta, a partire da Rui Patricio, si capisce la potenza psicologica di Mou. Alla faccia di chi lo detesta.
Alla vigilia imperversava il pensiero debole di Califano il nichilista, “Sì, d’accordo l’incontro Roma-Juve è un’emozione che ti scoppia dentro. Ma tutto il resto è noia..”. Il venerdì era caduto senza drammi il Napoli, prima volta in casa dopo un anno, piccolo incidente, neanche un’allarmata sveglia; il sabato s’era addormentato a Firenze il Milan coinvolto da Ibra in uno stanco finale di una favola; e poi il minirisveglio dell’Inter che resta tuttavia a 15 punti dalla squadra dell’ex Spallettone. Sì, la noia prevale dopo una inguardabile partita fra Spezia e Verona che apre una domenica – il giorno sacro un tempo al Campionato più bello del mondo – dominata solo da Roma-Juve, una sfida appena uscita dai tribunali.
A Torino impugnano altre “verità” contro l’iniqua sentenza dei 15 punti in meno, a Roma festeggiano il ripensamento del Giudice Sportivo che ha cancellato l’ingiusta squalifica di due turni inflitta a Mourinho rimandando ogni decisione all’approfondimento del caso che ha coinvolto il Quarto Uomo Serra, colui che – vedi il labiale – mandò con arroganza a quel Paese il mitico Mou. Stupore fra i tanti opinionisti inesperti o puerilmente faziosi ma finalmente eccoli, Mou e Max con Roma e Juve, faccia a faccia.
Nel nome, pensate un pò, di Turone. Se avete fanciulli – figli o nipoti – chiamateli accanto al focolare e raccontategli la favola di quel gol annullato il 10 maggio del 1981 che circola da un quarantennio con il titolo “Er gol de Turone era bono”. Una consolazione, per i romanisti, che da allora hanno vinto due scudetti, mentre i bianconeri – evidentemente galvanizzati da Turone – dopo ne hanno vinti diciassette. Ha ragione Vanzina, questo è un cinepanettone. Trovare altre pagine così spassose è praticamente impossibile.
Emozioni? Il Napoli è caduto? Viva il Napoli. Ha acceso l’inizio della settimana della noia con il Duello per eccellenza, la sfida tutta napoletana fra Spalletti e Sarri.
Al punto che il vincitore spesso non viene citato come allenatore della Lazio ma ex allenatore del Napoli. Il sor Maurizio ha vinto il confronto su tutti i piani, uscendo con gli applausi del Maradona, onore alla nostalgia. Eppure, quello tornato a sconfiggere il Napoli in casa sua per la prima volta da un anno non era il Genio, l’incensato signore del Sarrismo finito sulla Treccani (e immagino sulla Enciclopedia Britannica) come un reinventore del calcio bensì l’astuto Maestro di Figline Valdarno che ha beffato lo Spallettone con giocate classiche per vincere, non per dare spettacolo. Facendomi un regalo: avevo appena inveito – si fa per dire – contro l’ultima bufala degli intellettuali prestati al pallone, il Possesso Palla che fece grande Guardiola con Messi e fallì senza la Pulce, ebbene, il Maestro (ex Comandante) la palla l’ha lasciata all’avversario (65% a 35%) beffandolo con una lineare azione corale conclusa dalla bordata di Vecino. Bè, almeno queste – alla faccia della noia diffusa – se volete chiamiamole emozioni. Grazie Lucio.
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