La gioventù non basta, alla Nazionale serve Pepe

C’è l’ho con Pepe, sì, con il signor Kepler Laveran Lima Ferreira nato in Brasile il 26 febbraio 1983 – quarantun’anni! – naturalizzato portoghese, difensore svincolato della nazionale lusitana con cui è diventato campione d’Europa nel 2016 e ha vinto la Nations League 2018-2019. C’è l’ho con Pepe non solo perchè l’ho visto consolare con affetto fraterno il campionissimo Ronaldo dopo un rigore sbagliato, raccogliendone le lacrime come se fossimo in piena telenovela, ma per il suo nobil pianto dopo la sconfitta – immeritata – con la Francia del Mbappè mascariato. Al quale ha opposto se stesso come un muro – al 97′ di Portogallo-Francia – dopo aver esibito la propria quasi innaturale potenza al 91′ sfidando in velocità – e battendolo – Marcus Thuram, quindici anni più giovane.
C’è l’ho con Pepe perchè ha messo in discussione il mio Piano Salvezza indicato ai responsabili della Nazionale, innanzitutto a Gravina al quale raccomando di non lasciar prevalere il dissenso etico di Abodi o Malagò davanti alla disastrosa prova degli ominicchi di Spalletti. Parli lui, rischi lui, decida lui eppoi si presenti alle elezioni non con la bandiera dei vincitori – un dolente richiamo alla Croce Rossa – ma con quella italiana, accompagnata non da inni stonati ma da proposte assennate. Ecco, Pepe mette in discussione il mio invito a ricondurre il Ct a Coverciano perchè si renda conto delle ignorate imprese delle Under azzurre. Certo non basta trovar uomini – ragazzi, ragazzini – dotati di freschezza atletica e di naturale passione. Ci vuole il “dippiù” di Pepe: orgoglio personale e anche patriottico, visto che il gioco del pallone è l’ultimo residuo di patria tollerato dal politicamente corretto.
Giorni fa ho parlato di ammutinamento azzurro, scandalizzando chi non sa che ammutinarsi vuol dire ribellarsi in silenzio, mandando a quel paese l’autorità rifiutata per grave dissenso o incomprensione. Ho temuto di avere esagerato e invece i fatti mi hanno dato ragione. Dopo la sconfitta con la Svizzera ho mandato tutti al mare “a mostrar le chiappe chiare”, e l’hanno fatto, allegrissimi, mostrando anche tatuaggi rubacuori o semplicemente idioti, esibendo comici sorrisi durbans ma soprattutto – come negargliel ? – le adorabili gnocche portate al mondo da Alberto Tomba, un campione, un vincitore. Non un fuggitivo spiaggiaiolo sin verguenza, come diceva Omar Sivori, ch’era più italiano di tanti finti italiani. Come quelli di Berlino 2024. Così vuoti di anima eppur così privi di forza che non puoi neanche offenderli definendoli muscolari. Vabbè, in fondo grazie Pepe.

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