La disinformazione arma potente nella guerra ibrida

di Raffaele Bonanni
ROMA (ITALPRESS) – Nell’odierno contesto occidentale, la guerra ibrida non si combatte esclusivamente con le armi, ma anche tramite la manipolazione dell’informazione e la distorsione del concetto di libertà. Gli autocrati sfruttano le aperture delle democrazie, quei diritti che negano ai propri cittadini, per infiltrarsi nei sistemi di comunicazione e alterare la percezione della realtà. Il loro obiettivo? Seminare disorientamento, divisione e sfiducia nelle istituzioni, agendo sulle vulnerabilità umane: ignoranza, paura e disillusione. Uno degli strumenti più potenti di questa strategia è il controllo della narrazione mediatica. Questo fenomeno è presente non solo nei regimi autoritari, ma anche nei paesi democratici, attraverso il sostegno a giornalismo sensazionalista, interessato o deresponsabilizzato. La disinformazione non si limita alla menzogna diretta, ma utilizza anche la distorsione sottile: amplificare certe voci e silenziarne altre, alterare il contesto e confondere i piani della realtà. In questo modo, si mina progressivamente la capacità critica del pubblico, rendendo le opinioni più manipolabili.
Un esempio emblematico di questa dinamica è la recente dichiarazione di Vladimir Putin sulla possibilità di un cessate il fuoco in Ucraina, condizionata alla realizzazione di elezioni presidenziali nel paese. Questa apparente apertura diplomatica nasconde una macroscopica mistificazione. Il Cremlino sa perfettamente che milioni di ucraini sono sfollati, che una parte significativa del territorio è sotto occupazione russa e che il paese è in uno stato di guerra totale causato dall’aggressione di Mosca. Pretendere che in queste condizioni si tengano elezioni regolari non è una proposta di pace, ma una manovra per delegittimare la leadership ucraina, insinuando dubbi sulla sua legittimità democratica. È sorprendente come molti organi di stampa occidentali abbiano trattato questa dichiarazione senza la necessaria forza critica, a volte rilanciandola con eccessiva neutralità, come se fosse una proposta legittima da prendere in considerazione. Questo atteggiamento è pericoloso perché permette alla propaganda autoritaria di insinuarsi nel discorso pubblico, alterandone i riferimenti e svuotando di significato i principi stessi della democrazia. La Russia è un paese dove le elezioni sono controllate, l’opposizione è perseguitata e la libertà di espressione è inesistente.
Lo stesso regime russo sostiene governi autoritari che inscenano consultazioni elettorali farsa, come quello di Nicolás Maduro in Venezuela, dove gli oppositori vengono arrestati o esclusi dal voto. La vera emergenza, oggi, non è solo la guerra sul campo, ma anche quella della consapevolezza democratica. Europa e Occidente devono ripensare radicalmente il modo in cui affrontano la crisi dell’informazione e l’educazione ai valori della libertà. Non si tratta di censurare opinioni o limitare il dibattito, ma di garantire che i principi fondamentali della democrazia non vengano erosi dall’interno attraverso il relativismo e l’indifferenza. È necessario investire in un giornalismo più responsabile, in programmi di alfabetizzazione mediatica e in una cultura politica che renda i cittadini meno vulnerabili alla manipolazione. Se questa emergenza non viene affrontata con decisione, il rischio è che la più grande forza delle democrazie – la loro apertura e il loro pluralismo – diventi la loro principale debolezza. Il futuro della libertà dipende dalla capacità di riconoscere e contrastare queste minacce prima che sia troppo tardi.

– foto Pexels.com –

(ITALPRESS).

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