Dopo l’impresa del sabato di Dybala, una partita nobilitata da uno sguardo, retorica e gossip a piene mani, finalmente grande calcio. Atalanta-Inter, che partita! Un antico emozionante zeroazero pieno di gioco, come si diceva una volta. Il match di Bergamo era stato presentato come un test scudetto. Per due. Legittime infatti – come si è visto – le aspirazioni della Dea, l’avversaria stagionale più brillante e coraggiosa della ambiziosa Beneamata. Confermatasi leader anche se ora il Milan ha l’occasione di scavalcarla affrontando lo Spezia.
Le due nerazzurre non si amano, son sempre vissute, fino a poco tempo fa, in due mondi diversi per importanza tecnica, ma giocano volentieri insieme. Il loro derby – con l’ultimo di iersera – è andato in scena in 135 occasioni, 72 volte ha vinto l’Inter, 27 volte ha vinto l’Atalanta, 36 sono stati i pareggi; 235 i gol fatti dagli interisti, 124 quelli fatti dai bergamaschi. ATALINTER, dunque, grazie alla crescita prodigiosa dei bergamaschi, è diventato un classico. L’autore prestigioso delle imprese miracolose della Dea, Gasperini, è stato ripudiato nel 2012 – con dolore – dal Moratti che cercava disperatamente un Mourinho 2 e si era già giocato Benitez e Leonardo.
Più disperati di lui, i critici meneghini trattarono Gasperini come “Gasp”, ignorando la lingua universale del fumetto che a quelle quattro lettere attribuisce un significato indiscutibile: è un singhiozzo. A Bergamo Gasperini è tornato Gasperson, un maestro, un grande allevatore di talenti appetiti da ogni grande club. Come Bastoni, il “muro” dell’Inter e della Nazionale.
Lo spettacolo l’ha fatto più l’Atalanta dell’Inter e Simone Inzaghi si è permesso di lasciarle spesso l’iniziativa forte di una difesa impavida prima di tentare nella fase finale l’assalto a un ottimo Musso. Bastoni – già detto – Skriniar, D’Ambrosio e Darmian (poi Dumfries) hanno ricevuto il costante aiuto di Barella, Perisic e Brozovic, sembrava di vedere all’opera la leggendaria difesa dell’Inter del Mago. E Handanovic? Qualche pirla lo contesta, io lo seguo incantato fin dai lontani giorni del Rimini, rare le sue pause nei lunghi anni nerazzurri, ieri sera tre parate che hanno consentito all’Inter di far diventare utile uno zeroazero: al 49° miracolo su Pessina, all’80° su Muriel, all’86° su Pasalic. E ha anche ‘direttò la squadra nei momenti più difficili.
Non ho visto cedimenti fisici da parte dell’Inter nonostante il dispendioso impegno in Supercoppa che ha confortato lo splendido lavoro di Simone Inzaghi. L’ho visto, mentre alzava la Coppa, scambiare sorrisi e strette di mano con il giovane Zhang, il presidente impegnato a riprendere il cammino vittorioso dopo gli ostacoli…bancari. Marotta ha fatto un bel lavoro. Dopo le furie di Conte, la serenità di…Inzhang. ([email protected])
(ITALPRESS).
LA DEA DEL GASPERSON E LA SERENITA’ DI…INZHANG, BEL CALCIO A BERGAMO
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