DUBAI (EMIRATI ARABI) (ITALPRESS) – La Cop28, che era annunciata per essere una conferenza di transizione, continua a riservare sorprese. Venti Paesi hanno firmato una dichiarazione per rilanciare sul nucleare. Nel documento si chiede di triplicare il ricorso all’energia nucleare a livello globale entro il 2050 e di riconoscere ufficialmente il ruolo dell’atomo nel raggiungere le zero emissioni nette, l’obiettivo principale di tutte le conferenze sul clima. Tra gli elementi chiave, anche l’invito alle istituzioni finanziarie internazionali , a partire dalla Banca Mondiale, a incoraggiare l’inclusione dell’energia atomica nella politiche di prestito. Tra i firmatari, Francia, Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Marocco, Polonia, Romania, Svezia, Ucraina, Emirati Arabi. Le basi scientifiche non mancano, secondo i promotori: nella dichiarazione si citano dati dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, secondo cui il ricorso all’atomo è essenziale. Ma le organizzazioni ambientaliste sono insorte: ”Portare avanti lo sviluppo del nuclerare su scala globale è irrilevante”, attacca Gaia Febvre di Climate action network Francia. “Perché in realtà il potenziale di sviluppo a livello globale è estremamente limitato”, aggiunge. Anche Stefano Caserini, professore associato all’università di Parma, è scettico. “Ci sono diversi scenari negli studi scientifici pubblicati negli ultimi mesi che prospettano strade differenti per raggiungere la neutralità carbonica: quello che le accomuna è che a livello globale sole vento ed efficienza energetica hanno un ruolo molto più importante del nucleare”, afferma al telefono con Italpress. “Anche per una questione di costi: per mettere in piedi una centrale occorrono molti anni, e mentre il costo delle rinnovabili è sceso anche oltre le aspettative, quello dell’atomo no, e nessuno garantisce che lo farà”. Caserini precisa che, però, esiste una differenza tra i Paesi che usano già l’energia atomica, che potrebbero trovare conveniente proseguire su questa strada, e gli altri. La presidentedel Consiglio, Giorgia Meloni, tra i leader politici presenti a Dubai, ha confermato che le porte al nucleare sono aperte, anche se il governo guarda lontano, e punta alla fusione. “Su queste questioni bisogna essere pragmatici e non ideologici – ha detto Meloni – Io non ho preclusioni su nessuna tecnologia che possa essere sicura e aiutarci a diversificare la nostra produzione energetica. Se ci sono evidenze del fatto che si possa avere un risultato positivo sono sempre disposta a parlarne, ma credo piuttosto che la grande sfida italiana sia il tema della fusione nucleare, che potrebbe essere la soluzione domani di tutti i problemi energetici. Su questa tecnologia l’Italia è più avanti di altri, dobbiamo pensare in grande su questo”. Il riferimento è anche alle aziende italiane impegnate nella ricerca sui reattori di quarta generazione, più piccoli. Meloni ha infine ha confermato l’impegno di 300 milioni nel Green climate found, il fondo delle Nazioni Unite per mitigazione e adattamento. Intanto la Banca Mondiale ha annunciato che l’altro fondo, quello per il loss and damage (terza gamba della finanza climatica) potrebbe diventare operativo nel giro di tre mesi. Lo ha detto Axel van Trotsenburg, senior managing director dell’organizzazione intergovernativa, paragonandolo al fondo per la pandemia, che ha avuto queste tempistiche e avrebbe – secondo il dirigente – lo stesso tipo di struttura. Gli Stati Uniti dal canto loro hanno annunciato un giro di vite sulle emissioni di metano, un gas serra meno noto dell’anidride carbonica ma con un effetto ventotto volte superiore sul riscaldamento globale. La riduzione sarà dell’80% in 15 anni, quindi entro il 2038. Tagliare le emissioni di metano è il modo più rapido per agire contro il cambiamento climatico: il gas dura meno della CO2 nell’atmosfera, circa dodici anni contro secoli, ed è responsabile del 30% dell’attuale aumento delle temperature secondo la Iea, l’agenzia internazionale per l’energia. Oggi a Dubai erano presenti la vicepresidente Kamala Harris e l’inviato speciale per il clima John Kerry. Infine, qualche numero. Per la prima volta le Nazioni Unite hanno diffuso la lista completa dei partecipanti. Le ong la stanno analizzando alla ricerca di informazioni sui lobbisti del fossile. Sarebbero 84.101 quelli registrati. L’anno scorso a Sharm el Sheikh erano meno di cinquantamila.
(ITALPRESS).
– Foto: xo8 –
La Cop28 rilancia sul nucleare, dagli Usa giro di vite sul metano
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