KOULIBALY “IO SIMBOLO? NON DOVREBBE SERVIRE”

“Io un simbolo della lotta contro le discriminazioni? Da una parte mi fa piacere, dall’altra penso che non dovremmo avere bisogno di lottare contro le discriminazioni”. Lo ha dichiarato il difensore franco-senegalese del Napoli Kalidou Koulibaly, nel corso di un’intervista video pubblicata dal Napoli sul proprio profilo facebook. “Penso che dopo questa vicenda di San Siro, siano successe molte cose positive, la mia famiglia mi è stata molto vicina ed è stato importante, e poi ci sono stati tanti messaggi di amici e di persone che magari non conosco personalmente. Sono stati 20 giorni di sostegno molto importante; sono successe delle cose negative ma alla fine il sostegno che ho avuto non lo dimenticherò mai perchè mi fa piacere e mi ha fatto maturare. Penso che prima non avrei risposto così” le parole del difensore del Napoli. “Io simbolo della lotta contro le discriminazioni? Da una parte mi fa piacere, dall’altra penso che non dovremmo avere bisogno di lottare contro le discriminazioni. Siamo tutti uguali e sin da bambino ho avuto questo valore e oggi cerco di trasmetterlo alla mia famiglia ed a chi mi conosce. Significa che i valori li ho dentro e posso farli vedere a tutti. E’ una lotta molto importante. Sin dalla scuola primaria bisogna partire da questi valori, a mio figlio non ho bisogno di dirglielo, va a scuola, parla italiano, francese e senegalese. Siamo in un mondo che ha fatto grandi passi avanti, se dobbiamo lottare ancora contro queste discriminazioni significa che facciamo tanti passi indietro e questo mi dispiace” ha aggiunto.
In Francia, Paese in cui è nato pur avendo origini senegalesi, questo problema non lo è più da molto tempo. “In Francia sono nato e non ho mai avuto problemi di questo genere, nè sui campi di calcio nè nella mia vita. Dove vivo io sono cresciuto con turchi, arabi del nord, senagalesi, non ci sono stati mai problemi. Quando sono arrivato in Italia non mi sono accorto di questo fenomeno, forse perchè ero più concentrato sul calcio, ma dopo quando ho iniziato a capire di più l’italiano la prima volta che ho sentito sono stati i cori contro i napoletani. Mi dispiaceva molto, perchè per me Napoli è una bellissima città. La gente deve capire che Insigne, ad esempio, gioca per l’Italia, oltre che per il Napoli. Quella gente, poca, che fa parlare di loro oggi deve pensarci prima di fare certi cori”.
Il calcio come strumento per cambiare rotta in questo senso ed i calciatori testimonial è un’idea che piace al difensore del Napoli. “Penso sia una buona strada, visto che il calcio è uno sport popolare, tocca a tutti i calciatori fare quel passo avanti per combattere queste discriminazioni. Penso che possiamo farcela, abbiamo già fatto tanto ma possiamo ancora fare di più”.

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