“The Queen”, il “Redivivo” e “Il Maratoneta”. Non sono i premi dell’Academy del cinema di Hollywood ma gli appellativi conquistati sui campi in erba dell’All England Lawn Tennis Club di Londra dai tre grandi protagonisti dell’edizione numero 132 di Wimbledon. Procedendo con ordine, la nuova regina (da non confondere con Helen Mirren) è la tedesca Angelique Kerber. La trentenne tedesca ha vinto il singolare femminile, battendo nettamente in finale la 36enne statunitense Serena Williams, tornata protagonista in questa kermesse londinese dopo aver abdicato per maternità lo scorso anno. La Kerber, che in carriera aveva vinto (nel 2016) gli Us Open e gli Australian Open, si è aggiudicata il primo Wimbledon della sua carriera battendo la ex numero uno del mondo con un eloquente 6-3 6-3 (in un’ora circa di gioco). Per lei è dunque il terzo trofeo Major ma anche il 12° titolo internazionale in bacheca. Ora la giocatrice di Brema, la prima tedesca a scrivere il suo nome nell’albo d’oro dei “The Championships” dopo Steffi Graf, andrà al quarto gradino del ranking internazionale. Risalirà nelle prime 30 invece la Williams, che rimane ferma a quota sette vittorie sul manto verde di Londra (2002, 2003, 2009, 2010, 2012, 2015 e 2016), a 23 trofei Major e a 72 titoli Wta. Oltre ai sette sigilli a Wimbledon, la statunitense ha conquistato per tre volte Parigi, in sei occasioni gli Us Open e in sette edizioni gli Australian Open.
Onore comunque a Serena, tornata da poco nel circuito (per lei questo era solo il quarto torneo) ma accreditata dagli organizzatori di Wimbledon della 25^ piazza d’onore, benchè fosse al gradino 181 del ranking mondiale. Un “favore” meritato, per quello che ha dimostrato ancora una volta sul campo.
Il redivivo (da non confondere con Leonardo Di Caprio) è Novak Djokovic. Il serbo, nel proseguimento del match sospeso ieri sera (quando conduceva 2 set a 1) ha battuto lo spagnolo Rafael Nadal, uno del mondo e due del seeding. L’ex leader del ranking Atp, attualmente numero 21 della classifica internazionale, tornerà a giocare domani una finale di un Major dopo quasi due anni (l’ultima l’ha giocata e persa agli Us Open nel 2016). Oggi, intanto, si è imposto con il punteggio di 6-4 3-6 7-6 (9) 3-6 10-8. Anche questa seconda parte della partita è stata giocata, proseguendo sulla falsa riga di ieri, al coperto e con luce artificiale: un vantaggio, non voluto ma dettato dalle regole, per il più perforante Djokovic. Deve dunque ringraziare Anderson e Isner il serbo: outdoor sarebbe stata verosimilmente un’altra storia. La sfida, complessivamente, è durata 5 ore e 16′. Nadal, che avrà visto il match dei quarti di finale di Parigi, quando Djokovic è stato seppellito dalle palle corte di Cecchinato, si è affidato spesso alle smorzate ma non è riuscito a “spezzare” il ritmo del serbo, criticato in Patria per aver ammesso di tifare per i “cugini” della Croazia ai Mondiali di calcio. Per Nole, quella di domani sarà la quinta finale a Londra. Per lui finora tre vittorie (2011, 2014 e 2015) e una sconfitta (nel 2013, contro Murray).
Infine il maratoneta, che non è Dustin Hoffman ma il gigante sudafricano Kevin Anderson, reduce dalla battaglia contro Federer e dalla supersfida infinita contro Isner. Sarà lui, domani, a contendere il trono del Re a Djokovic. Per lui, 203 centimetri di statura, è la seconda finale in un Major, dopo quella giocata (e persa) agli Us Open lo scorso anno. Fra i finalisti sei precedenti: conduce per 5-1 il serbo. L’ultimo match fra i due è datato 2015: giocarono proprio a Londra, negli ottavi di finale, e vinse Djokovic 7-5 al quinto, rimontando due set di svantaggio. Tutti avvisati: si preannuncia un’altra battaglia.
(ITALPRESS).
KERBER NUOVA REGINA, DOMANI DJOKOVIC-ANDERSON
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