La Juventus è campione d’inverno ma non è protagonista assoluta. Il riposino natalizio – checché se ne dica – ha fatto bene a tanti. Non avremmo visto un’Inter-Atalanta dal contenuto atletico di 4 partite “normali”. Nè un’Udinese, un Verona, una Samp cosí in palla dopo aver vissuto il clima deleterio della zona retrocessione. Riposato, a modo suo, anche Ibra, alla faccia di chi lo crede troppo vecchio: a Cagliari sembrava quello di dieci anni fa, e non solo per i gol ma per l’inossidabile intelletto (si fa notare, lo svedese, là dove si esibiscono tatuaggi e scemenze).
Tirate il fiato: non avremmo visto, senza la sosta, una Lazio compatta e determinata battere un Napoli tatticamente sconnesso tuttavia in ordine fisicamente. (Gattuso anche se riposato più di tanto non può fare). Era la stessa Lazio che prima delle vacanze si era permessa di battere la Juventus due volte. A proposito della quale va detto che la più recente impresa all’Olimpico, tradizionale territorio “nemico”, dice due cose: 1) Ronaldo riposato vale almeno per un tempo il doppio e passa da spettatore (ultime gare del 2019, Supercoppa compresa) a protagonista; anche se, per proteggersi intelligentemente dal logorío del tempo, l’ho visto, al minuto 40 di Roma-Juventus, rinunciare al confronto diretto con Diawara che arrivava a cento all’ora; come diceva Capello); 2) Sarri ha rinunciato al tridente ma non è una mossa tattica, è un attacco di fifa che si realizza nel secondo tempo con una incredibile botta di fiacca che procura il gol del 2-1 alla Roma e la panchina a Dybala, incavolatissimo. Il fisico c’è, manca il coraggio di sostituire Ronaldo.
Era sicuramente riposato anche Conte ma Gasperini – che non è Divo ma Maestro – lo ha brutalizzato in una delle più belle partite viste negli ultimi anni. È già faticoso dire che la Lazio ha titoli per battersi per lo scudetto, pensate quant’è dura portare sull’altare delle Grandi l’Atalanta. Eppure è la squadra che gioca meglio celebrando a San Siro il meglio del Rito Ambrosiano, quel calcio che fu onorato da Rocco e Viani naturalmente riformato e portato a livello europeo da un tecnico che ha tanto faticato a imporsi. Forse perché non la mena da esotico né da filosofo e fa calcio come Mastro Galeone insegnò a lui e a Allegri (a proposito di Max, mi sono permesso di consigliarlo al Milan due mesi fa, vedo che ci stanno arrivando…). Della Zona Champions è mancata solo la Roma, ha capito troppo tardi l’involuzione bianconera. Fonseca è bravo ma gli mancano certe sottigliezze. Sarà bene che studi…italiano. La Lazio insegna.
JUVE CAMPIONE D’INVERNO MA NON PROTAGONISTA ASSOLUTA
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