Italia, serve rimettere il naso nelle giovanili

Spalletti sì? Spalletti no? Io ho detto no. Gravina ha detto sì. Vince Gravina. Perde l’Italia. Io avevo già detto no dieci mesi fa – anzi l’avevo scritto, verba volant – quando ci fu quella manfrina del finto anno sabbatico di Spallettone, Mancini andava in Arabia trattato – ex ore suo – come il mostro di Firenze, Gravina a sorpresa (?) s’aggiudicava trionfante il mostro di Napoli, quello in senso buono dello scudetto più scudetto di tutti gli scudetti. Io avevo detto no perchè amico (personale) del presidente federale non volevo che cadesse in un trappolone. E gli spiegai che con una Serie A ormai dedicata agli stranieri e dopo due Mondiali saltati non doveva prendere un allenatore ma un selezionatore. Uno capace di mettere il naso nel cosiddetto azzurro pallido – le giovanili, le Under (o anche nei campionati minori, fino alla C) – dove operavano allenatori/talent scout/istruttori/allevatori federali competenti. Ricordo che feci il nome di Alberto Bollini, del quale non sto a dire il curriculum salvo le ultime battute, perchè era già “federale” come vice del CT della nazionale maggiore, alias Mancini; partito Roberto, lo Spalletti fresco fresco lo mollava all’Under 20. Ma c’è dell’altro, a Coverciano: Carmine Nunziata all’Under 21, Bernardo Corradi all’Under 19, Daniele Franceschini all’Under 18, Massimiliano Favo alla 17, Daniele Zoratto all’Under 16. Prima della partenza per la Germania ricordavo l’impresa degli Under 17, appena laureati campioni d’Europa, e del loro bomberino, Francesco Camarda, classe 2008, 483 gol nelle giovanili del Milan, a me caro perchè mi rammenta due “amori” – anch’essi milanisti – diventati azzurri a 16 anni, Renzo De Vecchi detto il Figlio di Dio e Gianni Rivera , il Golden Boy. Allego, a futura memoria, un’annotazione per gli addetti ai lavori della Federazione: è sciocco accusare i club perchè non fanno giocare i giovani, a questi deve pensare la FIGC come faceva con i tecnici di Coverciano: ricordo che Bearzot era malvisto da qualche collega perchè convocava in Nazionale calciatori che non giocavano titolari nel loro club. E ancora, un suggerimento amichevole. Cinquant’anni fa ero in Germania ai Mondiali quando l’Italia di Valcareggi – la più illustre di tutti i tempi, con Rivera, Mazzola, Riva, Chinaglia, Anastasi, Facchetti, Capello ecc ecc – fu cacciata dalla Polonia. Allora convinsi Artemio Franchi a sostituire il vecchio “Uccio” (campione d’Europa 1968) con il “nonno” Fulvio Bernardini. Che da provetto selezionatore convocò 104 giovanotti – fra i quali Antognoni e Tardelli – e ne passò il frutto a Enzo Bearzot che fece quel che fece fra il ’78 – la Nazionale più bella, in Argentina – e l’82, la Nazionale Mondiale di Spagna. Con tutto il rispetto per Gravina e Spalletti, rammentando Bernardini dopo aver visto l’ultima Nazionale, vorrei dire che “così si gioca solo all’oratorio”. Gratis et amore Dei.

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