Islam: Grande moschea Roma, siamo ente italiano ambasciate fuori da direttivo

Nella foto Santa Sofia. Uno dei principali monumenti di Istanbul, è stata il più grande edificio di culto cristiano del mondo fino alla conquista islamica della città, quando divenne una moschea. Nel 1923 Mustafa Kemal Ataturk, decise di sconsacrarla e farne un museo. È dedicata a Sofia, la sapienza divina. (Istambul - 2019-08-28, Massimo Alberico) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Il Centro islamico culturale d’Italia che gestisce la Grande moschea di Roma ha precisato in una nota che gli ambasciatori stranieri sono esclusi dal suo consiglio di amministrazione. In una nota a firma del presidente del Centro, Naim Nasrollah, si replica alle dichiarazioni rilasciate dallo studioso Paolo Naso in una recente intervista.

“Desideriamo esprimere la nostra sorpresa e fornire alcuni necessari chiarimenti in merito alla situazione attuale del Centro Islamico Culturale d’Italia” si legge nel comunicato. Contrariamente a quanto affermato dallo studioso, “ lo Statuto del Centro è stato oggetto di significative modifiche nel 2018, che hanno portato all’esclusione dei membri del corpo diplomatico dall’assemblea dei soci e dal Consiglio di amministrazione. Tali modifiche hanno per altro ricevuto parere favorevole dal Consiglio di Stato, con il parere della Sez. I n. 1928 del 26.06.2019, a seguito di un procedimento amministrativo relativo all’approvazione delle modifiche statutarie in coordinamento con il Ministero dell’Interno, che richiamando la legge n. 1159 del 1929 e il r.d. n. 289 del 1930, ne aveva richiesto il parere con istanza del 22 ottobre 2018”.

Per entrare nei dettagli, l’art. 4 dello Statuto del Centro disciplina il Consiglio Onorario, comprendente i Capi missione dei Paesi membri dell’organizzazione di Cooperazione Islamica (OCI), accreditati presso il Quirinale e la Sante Sede, nonché di ulteriori personalità, proposte dal Consiglio di Amministrazione. “Tale organismo consultivo, denominato “Consiglio onorario”, fa trasparire l’intendimento che sia svolto a favore del Centro una consulenza sempre più aderente alla necessità di garantire l’adeguamento del contesto islamico presente in Italia ai valori di pace, dialogo e convivenza civile in linea con la Costituzione”, prosegue la nota.

Si precisa, dunque, che “nell’attuale Consiglio di Amministrazione non figura la presenza di ambasciatori, né le ambasciate hanno alcun potere gestionale. Le modifiche allo Statuto del Centro hanno apportato rilevanti differenze, incidenti non solo sull’organizzazione, ma anche sulle finalità del Centro, del quale viene meglio disegnata la connotazione di ente principalmente di culto operante in Italia, volto a rappresentare i musulmani sul territorio nazionale, attenuando la connessione con le rappresentanze diplomatiche di Governi straniere, in piena conformità ai principi della Costituzione e dell’ordinamento giuridico nazionale.

Pertanto, invitiamo il dimissionario Coordinatore del Consiglio per le relazioni con l’Islam, Paolo Naso, a prendere visione degli importanti aggiornamenti apportati, che dimostrano un impegno concreto verso la costruzione di un Islam italiano autonomo e rispettoso delle normative vigenti. Ci dispiace che queste modifiche avvenute già nel 2018 non siano state colte e apprezzate da chi per sua funzione, all’interno del Consiglio per le relazioni con l’Islam, dovrebbe facilitare un dialogo con le Istituzioni di tutte le diverse componenti dell’Islam in Italia e non solo di una parte”.

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