MILANO (ITALPRESS) – Il rapporto con i territori e l’OPS che Intesa Sanpaolo ha lanciato nelle scorse settimane sono stati al centro di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il presidente di UBI Banca, Letizia Moratti, e il consigliere delegato, Victor Massiah
L’OPS in caso di successo potrebbe portare aree come Cuneo, Pavia, Bergamo, Brescia e Varese, dove UBI è particolarmente radicata, a diventare zone di presenza dominante di BPER a cui Intesa potrebbe cedere oltre 500 filiali di UBI.
“Calcolando che, secondo le stime, il 50% delle masse impieghi, raccolta e clienti passeranno a BPER, in questo caso Intesa fa una promessa che riguarda più BPER che la stessa Intesa. Sarà BPER a decidere quale sarà il rapporto con i territori”, ha detto Letizia Moratti. Per quanto riguarda i clienti, ha sottolineato il presidente di UBI, sarebbero circa un milione quelli che passerebbero a BPER, insieme a circa 10 mila dipendenti.
“Questo accordo tra Intesa e BPER – ha aggiunto Moratti – è legittimo, ma più che un accordo di integrazione è un progetto che prevede la disgregazione di buona parte del patrimonio UBI relativo a clienti e dipendenti”.
“Noi abbiamo tenuto aperto oltre l’80% degli sportelli anche all’apice della pandemia – ha ricordato Massiah -. Eravamo tutti i giorni al lavoro e di questo sono fierissimo”.
Inoltre, ha evidenziato, “quando si fa un OPA, che non definirei ostile ma certamente non richiesta, non si può fare una due diligence: chi fa l’offerta – ha ricordato l’ad – non può vedere i libri. Andare avanti significa che c’è fiducia e che si conosce il valore di ciò che c’è dall’altra parte”. Anche per questi aspetti, oltre a quelli più strettamente finanziari, Massiah ha invitato tutti a leggere non solo il prospetto della documentazione di Intesa, “ma anche il documento di registrazione, dove ci sono molti dettagli e ci si può fare anche un’idea dei rischi. Noi, quando abbiamo rappresentato alcune componenti di rischio, abbiamo attinto molto dal documento di registrazione”.
Dal punto di vista più finanziario, l’altra questione toccata è stata quella del monte dividendi che, secondo Massiah, è un pò da rivisitare dopo l’aggiornamento del Piano dell’istituto bergamasco. Pur ammettendo che “nel passato i dividenti di Intesa sono stati maggiori di quelli di UBI”, Massiah sottolinea come sia “interessante parlare di ciò che è il futuro. Se andate a calcolare i dividendi dei due istituti, al concambio attuale, che porterebbe gli azionisti di UBI a detenere, in caso di successo dell’OPS, il 10% dell’Intesa con dentro UBI, il monte dividendi di Intesa con dentro UBI ammonterebbe a 840 milioni circa. Lo stesso circa di quello di UBI”. La banca ha infatti presentato da poco un nuovo Piano industriale, recentemente aggiornato per considerare le conseguenze della pandemia: un piano che tra l’altro prevede proprio l’incremento dei dividendi a 840 milioni nei prossimi tre anni.
Non è mancato, infine, il richiamo all’aspetto della concorrenza nel mercato bancario. A sottolinearlo è stata la presidente Moratti, che ha richiamato “la politica della BCE, che ha, soprattutto di recente, mostrato una certa attenzione al tema del consolidamento bancario. L’autorizzazione di Francoforte all’operazione riteniamo che non sia null’altro se non una conseguenza di una politica che la BCE sta portando avanti. In ambito europeo – ha però sottolineato Moratti – la situazione è diversa rispetto a quella italiana. Nei principali Paesi le aggregazioni ci sono state e sono state, a parte due eccezioni in Grecia e Portogallo, sempre concordate. Nei principali Paesi europei ci sono almeno tre banche di circa pari livello che contribuiscono a una sana situazione di mercato. In Italia l’OPS di Intesa Sanpaolo creerebbe una situazione e una concentrazione che non si ravvisa in altri Paesi”.
(ITALPRESS).
Intesa-UBI, Moratti e Massiah: “A rischio il rapporto con i territori”
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