Inter-Juve 4 a 4, minuto dopo minuto, gol dopo gol, un sogno. Ammirato ma malizioso ho pensato a una forte operazione di marketing organizzata da una Lega languente con presidente vacillante per un torneo poco eccitante. Il Derby d’Italia ispirato da una storica rivalità – son tornati alla ribalta antichi veleni fra papà Moratti e l’Avvocato – si trasforma in una sfida per…antiquari. Come me. E infatti, mentre si moltiplicano gol tanto belli quanti ingenui, ricordo Annibale Frossi e la sua lezione: la partita ideale finisce zero a zero, i gol sono quasi sempre errori. E invece per una volta quasi svanisce il tatticismo, le due signore si affrontano a viso aperto. Golgolgol. Anche il linguaggio dei cronisti s’aggiorna d’antico: visto che contropiede? Ma non l’aveva ucciso Arrigo Sacchi – fautore di un calcio offensivo e pieno di schemi complicati – all’alba radiosa di un Milan potente, ribattezzando ripartenza l’antico e italico chiavistello apri porte? La cronaca racconta cinque reti solo nel primo tempo: al 15′ sblocca Zielinski su rigore, ma Vlahovic e Weah ribaltano la partita in sei minuti, poi in dieci minuti un altro ribaltone: Mkhitaryan fa 2-2 e Zielinski segna ancora su rigore. A inizio ripresa Dumfries fa il quarto, ma Yildiz entra dalla panchina, segna due volte e chiude il match sul clamoroso 4-4. Non si discutono i rigori, anche se l’arbitro Guida era sospetto per un recente erroraccio in Atletico Madrid-Lille di Champions. Ma quando si gioca così, producendo liberi pensieri in libero gioco, anche gli…arbitracci (dico arbitracci) spariscono. Eppure, a parte Frossi, l’errore c’è. Entra Yildiz sul 4-2, al ’62 e segna le due spettacolose reti che producono al 71′ e all’81’ lo stupefacente pareggio bianconero che annulla il vantaggio nerazzurro. Dov’è l’errore? Trattare a parole il giovane turco come fosse un Del Piero e lasciarlo in panchina. Spiegazione di Motta quando decide di non utilizzarlo subito: “Oggi Tim Weah sta bene e Kenan sta giocando molto. Nel primo tempo con Weah avremo qualcosa in più. Yildiz ci darà alternative nel secondo tempo e il suo sarà di sicuro un apporto determinante per aiutare la squadra a chiudere la partita bene”. Lo sciocco ci prende, dopo un’ora di paura. Ma è imperdonabile. Come la scelta di Danilo che indebolisce una difesa già di ferro. Applausi sì, a Motta – dopo la paura – per quei ragazzi messi in campo: Conceiçao 21 anni, come Savona, Mbangula 20 e 23 Kephren Thuram, protagonista di un prepartita serenissimo nell’abbraccio con suo fratello Marcus. Resta la lezione di Yildiz il salvatore. Anche all’imprudente Inzaghi. L’Inter era più forte. Ha speso troppo e alla fine nessuno era in grado di impedire la marcia turca.
Inter-Juve 4-4, un sogno
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