“Sul tema dei minori stranieri non accompagnati stanno arrivando segnali positivi. La risposta della Campania, assieme ad altre regioni, sulla nuova figura del tutore volontario istituita con la legge 47/2017 è molto incoraggiante. È compito anche dei Garanti Regionali dell’Infanzia comunicare che esiste questa opportunità di candidarsi come tutore di un minore. Purtroppo si registra ancora un eccesso di lentezza nelle nomine da parte della giustizia minorile”. Così Sandra Zampa, vicepresidente del Consiglio scientifico e strategico del Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir) e relatrice della legge 47/2017 sui minori stranieri non accompagnati, a margine del Seminario di studi su “Minori: i figli nostri e degli altri. Proteggere, educare, ascoltare e vigilare: un impegno comune”, presso la sede del Consiglio Regionale della Campania, al Centro Direzionale di Napoli. “Nella nostra regione – spiega Carmela Grimaldi, assistente sociale e collaboratrice del Garante per l’Infanzia della Campania – da quando è stata istituita la figura del tutore volontario per i minori abbiamo già formato circa 450 tutori, di cui circa 50 per ciascuna delle province di Napoli, Benevento e Avellino, con i corsi presso il consiglio regionale, altri 50 nella provincia di Caserta e 250 nella provincia di Salerno. Nella maggior parte dei casi, dopo la formazione è arrivata anche l’adesione a proseguire con questo percorso concretamente”.
“Nelle scorse settimane – continua – sono partiti i focus group con il monitoraggio, presso l’ufficio del Garante, dove stiamo facendo una prima indagine per capire quanti tutori sono stati chiamati e quanti sono i minori assegnati. Siamo solo all’inizio del percorso. La figura del tutore, che presso gli Sprar, assiste i minori stranieri non accompagnati, è fondamentale, perché si affianca fino a 18 anni – con una possibilità di proroga fino a 21 anni per l’inserimento in un processo integrativo – al referente assistente sociale e alla comunità, andando a compensare il vuoto della famiglia”. “Il corso di formazione per diventare tutore – spiega Zampa – dura 3 giorni ed è gratuito. Alla fine, si viene inseriti in un albo dei volontari, depositato presso il tribunale minorile e i magistrati minorili provvedono ad abbinare il nome del tutore a quello del ragazzo da seguire. Questa innovazione importantissima sta producendo effetti straordinari: il tutore è capace di comprendere se il sistema dell’accoglienza funziona bene, se la comunità rispetta tutti i criteri, se il ragazzo è inserito in un percorso di integrazione. Nello Sprar i ragazzi fanno formazione professionale, hanno accesso a istruzione e diritto alla salute. Questo sistema tende a costruire una società includente”.
“Per la prima volta in Italia – spiega Chiara Moscato, presidente Aimef Campania, l’associazione italiana di mediazione familiare – si sta legiferando su un tema importante, come la mediazione familiare, grazie al Ddl Pillon – Ma si è fatta molta confusione sull’obbligatorietà della mediazione, vista quasi come un costo ulteriore oltre a quelli processuali per le coppie separande. Non è così. La mediazione familiare non è obbligatoria. L’obbligatorietà riguarda unicamente il primo incontro informativo. Poi la mediazione è volontaria. Erroneamente, inoltre, è stata equiparata a una mediazione civile e commerciale. Ma non lo è”.