Le Fab13, le tredici case farmaceutiche a capitale italiano aderenti a Farmindustria, ogni anno investono in Italia 1 miliardo. Nel corso di un convegno presso la Sala Zuccari del Senato, si è discusso del buon andamento del mercato italiano della farmaceutica, suggerendo nuovi approcci sia dal punto di vista istituzionale che da parte dei soggetti privati. Analizzando i dati provenienti da uno studio Nomisma, l’Italia si posiziona come il primo produttore Ue davanti alla Germania, con 31,2 miliardi per produzione di farmaci. Il fatturato tedesco, relativo al 2017, è pari a 30,6 miliardi, mentre quello francese è di 21,9 e quello britannico di 20,6 miliardi. Le esportazioni di farmaci – si legge nel documento Nomisma – hanno raggiunto i 25,9 miliardi nel 2018 (+4,7% rispetto all’anno precedente), confermando il trend di crescita. Aumentano le importazioni di beni legati al settore nel 2018, con un +9,8% pari a 26,4 miliardi, facendo registrare un saldo negativo (-500 milioni) nella bilancia commerciale. Per l’anno in corso si attende una conferma del momento positivo del comparto. I ricavi delle Fab13 continuano il trend di crescita di circa 11,6 miliardi nel 2018 (+4% sull’anno precedente), per un settore che assorbe 43.000 addetti. Enrica Giorgetti, direttore generale di Farmindustria, anche in virtù dell’eccellenza del settore, chiede “certezza delle regole” e “un sistema decisionale condiviso”. Questo perchè, ha spiegato, “le regole devono essere condivise, tenendo conto dei profondi cambiamenti che sono avvenuti nell’ambito delle cure. Di conseguenza, non vogliamo più finanziamento, ma vogliamo che questo finanziamento tenga conto del valore dell’innovazione, che aumenta ogni anno. Da una parte, abbiamo i prezzi dei farmaci più bassi d’Europa. C’è, dunque, bisogno di un riequilibrio dei tetti. Dall’altra parte, abbiamo bisogno che l’Agenzia del Farmaco non emetta provvedimenti basati soltanto su fondamenti economici, ma sempre su quelli scientifici”.
Lucia Aleotti, membro del Cda di Menarini, ha chiesto “stabilità” per l’industria, affermando di non essere preoccupata in vista della manovra, ma chiedendo di chiarire se il comparto è visto, dagli attori pubblici, come “di spesa oppure di investimento”. Per Aleotti “se dovessimo assegnare due colori al settore farmaceutico, sarebbero il verde e il rosa. Verde per gli investimenti che facciamo per garantire l’altissima compatibilità ambientale dei nostri siti produttivi, rosa per la forte presenza femminile, pari al 42% di 67.000 addetti. Continuiamo a investire e a creare occupazione in Italia e al Governo chiediamo solo stabilità. Ogni volta che le autorità intervengono sui prezzi dei nostri farmaci, infatti, i nostri equilibri industriali vengono stravolti, e con essi la nostra capacità di investire e dare lavoro”. Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute, riconosce che le richieste dell’industria del farmaco devono essere ascoltate. “Sono un interlocutore importante, con cui occorre fissare relazioni trasparenti, leali e collaborative. Rappresentano un percorso di crescita preziosissimo per il nostro paese, impiegano un numero grandissimo di occupati e investono in ricerca”.
(ITALPRESS).
INDUSTRIA FARMACEUTICA CHIEDE STABILITÀ
Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]